Un viaggio nell’illegalità. Almeno a leggere l’elenco delle discariche abusive finite nel mirino dell’Unione europee. E che da Pescara a L’Aquila, da Chieti a Teramo, attraversa in lungo e in largo tutto l’Abruzzo. Ma qual è la situazione nei principali siti oggetto delle procedure d’infrazione comunitarie? Il Centro ha effettuato uno screening delle principali discariche sparse nel territorio regionale.
L’Aquila. Si chiama Caprareccia la collinetta di 7-8 cento metri quadrati tra Pizzoli e Colli di Barete. La discarica pubblica dismessa nasce 40 anni fa, epoca in cui, forse, non si pensava ancora alle procedure d’infrazione dell’Ue. S’individuava una zona più o meno lontana dalle abitazioni, con un minimo di viabilità e la si riempiva di rifiuti fino alla capienza. Oggi, a Pizzoli, quella collinetta è stata ricoperta e piantumata. Il monitoraggio ambientale che è in corso su questo sito serve a capire se sia reale e concreto il rischio di inquinamento. E se, dunque, serva o no un intervento di bonifica.
«La discarica non ha mai dato problemi – assicura il sindaco Giovannino Anastasio – noi ci siamo messi a posto da tempo. Abbiamo un progetto pronto per la bonifica (necessaria salvo indicazioni diverse), regolarmente approvato, ma in attesa di essere finanziato da parte della Regione. Comune e Regione hanno ricevuto una diffida. A mia volta ho diffidato la Regione. La presidenza del Consiglio dei ministri ha minacciato la nomina di un commissario. Come se ne esce? La Regione è depositaria di finanziamenti europei per fare questi interventi di bonifica, ma la cosa non è mai avvenuta. Siamo in attesa di sapere se anche la nostra discarica uscirà dalla procedura d’infrazione. E intanto il progetto di messa in sicurezza è fermo e noi aspettiamo. La palla è nelle mani della Regione. Bisogna precisare che alcuni interventi si potrebbero realizzare ugualmente. Uscire dalla procedura d’infrazione non significa che non serva fare nulla. Da indiscrezioni pare che i risultati delle analisi siano inferiori rispetto ai limiti imposti dalla norma. Ma dobbiamo aspettare indicazioni ufficiali».
In provincia dell’Aquila, altro sito nel mirino è quello di Balsorano, dove l’amministrazione sta vivendo una fase particolarmente delicata dopo l’indagine su appalti truccati e corruzione che vede coinvolti amministratori e tecnici. E che ha portato alle dimissioni del primo cittadino Mauro Tordone, che figura tra gli indagati. Di certo, al momento, il nodo della discarica rimane ancora irrisolto.
Pescara. Non c’è solo Bussi in provincia di Pescara. La discarica del Fossato per i sanvalentinesi è un vecchio ricordo. Risale agli anni Ottanta, quando fu completamente abbandonata e bonificata. E’ stata rimpiazzata dalla discarica dell’Orte, su un pendio della sponda destra che si affaccia sull’omonimo fiume. Una superficie di circa un ettaro di estensione che, nel tempo, è stata coinvolta da una frana di scivolamento dell’intero versante. Un flagello ambientale in via di risanamento dopo che la Regione Abruzzo ha concesso un contributo di 800 mila euro per la messa in sicurezza. Il lavoro è affidato all’ingegner Marzio Pelaccia e al geologo Tiziano Desiderio. Più fresca e attuale è invece la vicenda della discarica di contrada Aurora a Cepagatti. Risale al gennaio del 2015 un provvedimento di sequestro della Forestale che ha riguardato una decina di ettari di aree golenali lungo il fiume Pescara, tra i territori comunali di Cepagatti e Chieti. Un sito dove sono stati scaricati 400mila metri cubi di terre da scavo di cantiere. Da anni, volontari delle associazioni ambientaliste vedevano crescere mucchi di terra e puntualmente denunciavano la situazione. La zona interessata è vicino al ponte della Fascine.
La commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, già nel 1997, parlava dell’interessamento dei Casalesi nel 1995 (a Chieti Scalo e a contrada Aurora di Cepagatti). E’ del luglio scorso, invece, il provvedimento del Tar che ha disposto il blocco della bonifica nella discarica di Colle Freddo, a Penne. I giudici amministrativi di Pescara hanno accolto un ricorso della Deco spa contro il Comune di Penne, per annullare una determina dirigenziale del 26 maggio scorso che aggiudicava in forma definitiva i lavori di bonifica e messa in sicurezza nell’impianto di Colle Freddo. Uno stop scattato per rilievi burocratici nell’aggiudicazione della gara. Con la sentenza del Tar ora è tutto fermo e i tempi si potrebbero allungare con il rischio di perdere i finanziamenti regionali.
Chieti. Una collinetta verde ricoperta dalla vegetazione. E’ la ex discarica di Vallone Maltempo, un’area con una estensione pari a circa 26.240 metri quadri e un volume stimato di circa 393.600 metri cubi interamente utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, non solo del comune di Vasto ma anche dei centri limitrofi. Un luogo che per 28 anni, dal 1969 fino al 1997, è stato il ricettacolo del pattume prodotto dai cittadini . Chi non lo sa e percorre la strada che collega Vasto con Monteodorisio non penserebbe mai che quel sito, dipinto come una «bomba ecologica» nel dossier della Fee, ha creato non pochi problemi ambientali a causa dell’inquinamento delle falde acquifere del torrente Maltempo, che sfocia in mare a nord di Vasto. E’ stato dismesso dopo l’entrata in funzione dell’impianto di riciclaggio e compostaggio di Valle Cena a Cupello, dove dal 1997 vengono conferiti i rifiuti provenienti dai comuni del comprensorio. L’allarme venne lanciato dopo un monitoraggio sul corso d’acqua durato diversi per mesi.
Problemi che fra qualche mese saranno solo un brutto ricordo a sentire l’amministrazione comunale, che per cercare di non pagare la maxi multa inflitta dall’Unione europea ha tentato la strada del ricorso straordinario al presidente della Repubblica per l’annullamento del provvedimento con cui il Ministero delle Finanze ha promosso un’azione di rivalsa. Nel frattempo ha continuato l’iter avviato dalla precedente giunta con l’adozione di tutti i provvedimenti per la bonifica delle ex discariche. Entro la fine dell’anno, stando al cronoprogramma stilato dagli uffici, la ex discarica di Vallone Maltempo e quella di via Lota (lungo la provinciale per San Salvo), verranno messe in sicurezza.
Teramo. Volgono al termine i lavori di messa in sicurezza dell’ex discarica di Sant’Arcangelo. Aperta intorno agli anni Ottanta, la discarica dismessa nel comune di Bellante risulta chiusa ormai da oltre vent’anni. Nell’ottobre 2015, grazie ad un contributo regionale di 622.500 euro concesso nell’ambito del piano straordinario di bonifica delle discariche abusive, è stata indetta una prima gara per i lavori di messa a norma che prevedevano la copertura definitiva del corpo rifiuti e il suo confinamento tramite la realizzazione di una barriera impermeabile. Bloccata per via di un ricorso, una nuova gara è stata bandita a fine gennaio di quest’anno, prima che i lavori prendessero finalmente avvio tra marzo ed aprile.
«I lavori legati alla contestazione fatta in seno alla procedura comunitaria sono praticamente già conclusi> – spiega il sindaco Giovanni Melchiorre -. Ritengo che la procedura per il Comune di Bellante possa essere chiusa entro la fine del mese, con il completamento anche di alcune opere accessorie che vanno eseguite». Anche l’ex discarica del comune di Bisenti, situata in località Chiovano, era finita sotto procedura d’infrazione, poi annullata poiché era stato tutto posto in regola.