“È stata installata la prima di 10 pale eoliche, per un totale di 30 MW, nel porto di Taranto. È il primo impianto eolico nel mare italiano, anzi in tutto il Mediterraneo. Finalmente”. A dare l’annuncio con un post su Facebook è presidente di Legambiente Stefano Ciafani.
Si tratta di Beleolico, progetto che fa capo a Renexia, società del gruppo Toto attiva nelle energie rinnovabili in Italia e negli Usa. L’impianto produrrà 60 mila Mwh di energia, pari al fabbisogno annuo di 60 mila persone e, nell’arco dei 25 anni di vita prevista, consentirà un taglio di emissioni di gas serra equivalenti a circa 730 mila tonnellate di CO2. L’investimento totale è di 80 milioni di euro. L’area di mare interessata è di 131mila metri quadrati.
L’installazione della prima turbina è stata completata con il montaggio dei pezzi dell’aerogeneratore. Tra qualche settimana l’intero parco marino – in tutto 10 turbine – sarà completo.
I vantaggi dell’eolico offshore
L’eolico offshore sfrutta la maggiore forza del vento garantita dal posizionamento in mare delle turbine, rispetto ad un impianto eolico terrestre; ed inoltre, non consuma suolo. Come spiega Renexia , si tratta di “una vera alternativa alle centrali climalteranti, per la produzione di energia pulita e per contribuire alla riduzione delle emissioni in atmosfera di CO2 nel rispetto delle direttive dell’Europa” che prevedono per l’Italia 114Gw di energia da fonti rinnovabili entro il 2030.
“Un contributo importante per la transizione ecologica – osserva l’Associazione nazionale energia del vento (ANEV) – Siamo pronti per affrontare le sfide del futuro e cogliere le opportunità che il vento ci porta, grazie all’eccellente lavoro di squadra delle aziende italiane”.
Una storia complicata
La storia dell’impianto di Taranto è lunga e articolata. Lo ricorda lo stesso Ciafani: “È un caso simbolico delle follie autorizzative del Paese. La proposta progettuale viene presentata nel 2008 (ben 14 anni fa). La Sovrintendenza è riuscita nell’impresa di dare parere negativo per l’impatto visivo generato (lì davanti ci sono le ciminiere dell’ex Ilva, della raffineria Eni e del cementificio e le gru del porto industriale). Un vero capolavoro”.
Il progetto ha vissuto fasi alterne: una serie di cambi societari terminati con l’attuale gestione di Renexia e un braccio di ferro dinanzi alla giustizia amministrativa che ha ritardato l’avvio dell’impianto. Dopo il parere negativo presentato dalla Regione Puglia e della Sovrintendenza per l’impatto visivo generato davanti alla zona industriale di Taranto, nel 2012 la Commissione Via e Vas si è espressa in senso positivo. Successivamente, l’allora Comune di Taranto, già contrario all’opera, aveva fatto ricorso al Tar di Lecce rimarcando, tra le motivazioni, l’illegittimità del provvedimento. Il ricorso è stato bocciato dal tribunale amministrativo pugliese e la sentenza è stata confermata dal Consiglio di Stato. Nel 2013, l’iniziativa ha ricevuto l’autorizzazione unica.
Secondo Ciafani “bisogna decuplicare la velocità di installazione degli impianti a fonti rinnovabili – in primis eolico, a terra e a mare, fotovoltaico sui tetti e agrivoltaico – per chiudere le centrali a carbone entro il 2025, non costruire nuovi impianti a gas, dismettere gradualmente quelli esistenti entro il 2040. Il Pianeta non può più aspettare. Le tasche di chi paga la bolletta pure”.
Il bando del MiTE
In questa direzione sembra andare il Ministero della Transizione Ecologica che lo scorso giugno ha aperto la manifestazione di interesse a tutti gli imprenditori del settore per la produzione di energia mediante impianti eolici offshore. A novembre 2012 risultavano pervenute 64 manifestazioni di interesse, di cui 55 da parte di imprese e associazioni di imprese, 3 da parte di associazioni di tutela ambientale (WWF, Legambiente e Greenpeace) e 7 da altri soggetti (ANEV, Elettricità futura, CNA, CGIL, Università Politecnico di Torino, OWEMES – associazione di ricercatori, CIRSAM – Consorzio Internazionale per lo sviluppo e ricerca adriatico e mediterraneo).
Qui l’elenco delle imprese che hanno risposto al bando del Ministero.
Lo stesso MiTE a dicembre ha sbloccato sei impianti eolici (onshore) in Puglia e Basilicata.