Come impatterà il pacchetto sull’Economia Circolare sulla responsabilità estesa dei produttori di AEE e di pile? Quali azioni metteranno in atto questi attori per favorire gli obiettivi di raccolta futuri? Se ne è parlato all’incontro promosso dal CdC RAEE e il CDCNPA lo scorso 7 novembre durante la manifestazione riminese dedicata al mondo del riciclo, dell’energia rinnovabile e dello sviluppo delle tecnologie green che ha visto la partecipazione di APPLiA, ANIE Federazione e Confapi
In occasione della partecipazione a Ecomondo, la manifestazione di riferimento in Italia per l’ambiente e l’innovazione industriale e tecnologica dell’economia circolare svoltati a Rimini dal 5 all’8 novembre, nella giornata di giovedì 7 il Centro di Coordinamento RAEE insieme al Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori – consorzio con il quale il CdC RAEE ha partecipato all’evento fieristico con un unico stand – hanno organizzato il workshop dal titolo “La responsabilità estesa dei produttori” dedicato alla gestione del fine vita delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, e delle pile e accumulatori.
All’incontro, moderato da Dario De Andrea, coordinatore editoriale di Ambiente&Sicurezza, sono intervenuti Marco Imparato, direttore generale di APPLiA Italia, Filomena D’Arcangelo, responsabile area ambiente e tecnico normativa di ANIE Federazione, ed Enea Filippini, Coordinatore Regionale Area Ambiente Confapi.
Nel corso del workshop sono stati affrontati due temi: da una parte il ruolo dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) e di pile in seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di delegazione europea del 4 ottobre 2019, n.117, per il recepimento del cosiddetto pacchetto sull’Economia Circolare che dovrà essere adottato in Italia entro il 5 luglio 2020; dall’altra gli obiettivi di raccolta europei per i prossimi anni.
EPR. La responsabilità estesa del produttore
Ai partecipanti è stato chiesto di evidenziare le luci e le possibili ombre della nuova direttiva rifiuti in fatto di responsabilità estesa del produttore. Tutti sono stati concordi nel riconoscere che la nuova norma non introduce delle novità, ma costituisce un’occasione per l’implementazione delle vigenti direttive, rafforzando ed estendendo il concetto di EPR in una logica di efficientamento e miglioramento gestionale ed economico del sistema attualmente esistente. La direttiva, in particolare, pone l’accento e individua in maniera puntuale la responsabilità estesa del produttore per quanto riguarda la progettazione eco-compatibile dei prodotti, gli aspetti legati alla gestione del fine vita e quelli economici legati alla prestazione di tali servizi.
“Sarebbe un errore interpretare la nuova direttiva rifiuti in termini di mero ed esclusivo aggravio di responsabilità per i produttori di AEE e pile e accumulatori, che hanno impostato da più di un decennio sistemi di gestione di tali prodotti a fine vita ispirati ai criteri di EPR, ora estesi in maniera più chiara soprattutto ad altri settori industriali” ha evidenziato Filomena D’Arcangelo di ANIE Federazione. “Come tutte le direttive, anche la nuova direttiva rifiuti, che ingloba il principio dell’EPR, nasce con l’obiettivo di migliorare e rendere più efficienti i sistemi di gestione dei rifiuti esistenti, certamente dettaglia meglio le responsabilità in capo ai produttori, ma conferma anche gli obblighi in capo a tutti gli operatori di tali filiere. Pertanto, ciò su cui occorre riflettere è come tradurre l’implementazione nazionale del nuovo disposto comunitario in una concreta opportunità di maggiore efficienza ed efficacia per i sistemi coinvolti, nella consapevolezza che si otterranno risultati solo se vi sarà un impegno sinergico e di sistema”.
Per evidenziare ulteriormente la prospettiva di miglioramento alla base del nuovo pacchetto UE sull’Economia Circolare, la responsabile area ambiente e tecnico normativa di ANIE Federazione ha sottolineato che i principi che identificano l’Economia Circolare, come pure il criterio stesso dell’EPR, erano già adeguatamente inseriti nelle direttive europee RAEE e pile e accumulatori tuttora vigenti, tant’è che i due disposti comunitari non sono stati sostanzialmente modificati.
Marco Imparato, direttore generale di APPLiA Italia, ha dichiarato che il tema della responsabilità estesa del produttore fa da sempre parte del DNA delle aziende di apparecchiature elettriche ed elettroniche, al punto che l’industria del settore sin dal 2005 aveva dato corso all’attuazione del sistema multiconsortile responsabile degli aspetti operativi della gestione dei rifiuti di AEE e del fine vita di pile e batterie.
Anche la predisposizione all’innovazione propria dell’industria del settore fa sì che i produttori siano già orientati ad una piena circolarità a partire dall’eco-progettazione: “Basti pensare” ha spiegato il direttore generale dell’associazione di categoria che rappresenta i produttori di apparecchi domestici e professionali “che oggi sul mercato vengono già venduti prodotti che, se trattati correttamente, sono riciclabili per più del 90%”.
Enea Filippini,Coordinatore Regionale Area Ambiente Confapi, ha evidenziato che nel sistema legislativo italiano l’applicazione delle norme europee si focalizza troppo spesso sulle modalità ispettive: “Nel nostro Paese si tende a privilegiare la cultura del controllo più che il raggiungimento effettivo del risultato ultimo richiesto dalla normativa europea, con il risultato di innescare situazioni di difficoltà per chi ha la responsabilità diretta del suo funzionamento. Il legislatore non si dovrebbe preoccupare di entrare troppo in aspetti tecnici, ma dovrebbe solo dare indicazioni di indirizzo e lasciare alle aziende il compito di fare innovazione e sviluppo economico”.
Nell’ambito della responsabilità estesa del produttore, ai partecipanti è stato poi chiesto di spiegare in che termini viene affrontato uno degli scopi delle revisioni delle direttive europee sui rifiuti: la promozione del riutilizzo e del ricondizionamento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE).
Marco Imparato di APPLiA Italia ha spiegato che, soprattutto per quanto riguarda gli elettrodomestici, l’approccio legislativo è ancora incompleto, la normativa vigente presenta inoltre numerose criticità come, per esempio, la mancata e/o generica indicazione del soggetto che si è occupato di ricondizionare il prodotto, il tipo di interventi effettuati e le caratteristiche delle componenti utilizzate nel processo di ricondizionamento. Il tutto a rischio della sicurezza del consumatore e della trasparenza del mercato, di conseguenza il timore di provocare fraintendimenti e confusione – anche per quanto concerne le effettive performance energetiche – nell’utente finale, oltre che quello di danneggiare seriamente l’immagine dei brand, è molto alto.
“Per questo motivo” ha affermato il direttore generale, “come APPLiA Italia abbiamo chiesto al legislatore, tra le altre cose, di identificare in maniera corretta tutte le operazioni necessarie al ricondizionamento dei prodotti seguendo il principio che chi ricondiziona un apparecchio ne è direttamente responsabile”.
Diversa è, invece, la declinazione del tema del riutilizzo e del riciclo per pile e accumulatori: se l’impossibilità di rigenerare il ciclo di vita non consente la rigenerazione, il processo di recupero è invece fattibile, ma solo e sempre a partire dall’identificazione chiara delle caratteristiche prestazionali assicurate dai prodotti recuperati allo scopo di garantire la sicurezza dei consumatori. In quest’ottica, il responsabile editoriale di Ambiente&Sicurezza ha proposto di ipotizzare una sorta di carta di identità dei prodotti recuperati.
Target di raccolta futuri
Nel 2018 la raccolta di RAEE in Italia ha raggiunto il 42,84% a fronte di un obiettivo del 45%. A partire dal 1° gennaio 2019 l’innalzamento del target europeo al 65% e l’Open Scope, in pratica l’ampliamento della base di immesso, fanno supporre che il gap per conseguire questo risultato diventi più difficile.
La raccolta delle pile portatili nel 2018 ha toccato invece il 43% a fronte di un obiettivo del 45%, nel 2019 il target dovrebbe essere raggiunto, ma anche per questa categoria di prodotti è ipotizzabile un innalzamento sulla base di quanto richiesto dal pacchetto Economia Circolare.
Cosa pensano di fare i produttori di AEE per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi sfidanti?
Per Filomena D’Arcangelo di ANIE Federazione “L’industria è consapevole della necessità e urgenza di fare di più, ed è disponibile a investire maggiori risorse finalizzate a favorire un incremento della raccolta nei prossimi anni, ma canalizzando gli investimenti verso azioni di sensibilizzazione e iniziative che portino a risolvere le criticità ben note, che non sono sotto il controllo dei produttori di AEE, ma di fatto penalizzano le performance di entrambi i sistemi”.
Allineati a questa posizione si sono dimostrati sia il direttore generale di APPLiA Italia sia il Coordinatore Regionale Area Ambiente Confapi il quale ha sottolineato che il produttore è solo il primo anello di una filiera che in maniera trasversale condivide con lui le responsabilità della raccolta.