Grazie alla realizzazione di due impianti per la produzione di ossigeno in loco il St. Mary’s Hospital non dipende più dal trasporto, spesso disagevole e non privo di rischi, di bombole. L’ospedale, che oggi comprende un poliambulatorio, un reparto di pediatria, due reparti di medicina generale, due reparti di chirurgia, un reparto di ostetricia, un reparto di ginecologia e tre centri sanitari periferici, è oggi autonomo nella produzione di ossigeno, aumentando in modo significativo l’affidabilità della struttura, che è oggi il più grande ospedale non a scopo di lucro dell’Africa equatoriale.
Il St. Mary’s Hospital, noto come “Lacor Hospital”, si trova nel distretto di Gulu nel nord Uganda, a un’altezza di 1.000 metri sul livello del mare. Fondato nel 1959 da un missionario comboniano, Vescovo di Gulu, l’ospedale è stato sviluppato dal 1961 dai coniugi Piero Corti, pediatra italiano, e Lucille Teasdale, una delle prime donne chirurgo canadesi. Oggi comprende 554 posti letto e assiste circa 250.000 pazienti all’anno, dei quali un terzo sono bambini sotto i 6 anni e il 40 per cento sono donne. In un anno si effettuano più di 50.000 ricoveri e circa 6.000 interventi chirurgici. Il polo ospedaliero si è trovato per decenni al centro di guerriglie e conflitti e a cui si sono aggiunte diverse emergenze: ad esempio nel 2000 è stato uno dei primi a fronteggiare l’epidemia del virus Ebola allestendo un reparto ad hoc gestito da personale locale. L’ospedale di Lacor, oltre a curare, fa formazione contribuendo allo sviluppo culturale del paese: è sede di internato obbligatorio per medici neolaureati, scuole per infermiere, per assistenti di laboratorio. Oggi al Lacor lavorano 700 persone, tra medici e personale sanitario, tutti ugandesi.
Con l’obiettivo di coprire, attraverso la raccolta fondi, i costi correnti dell’ospedale, stipendi, farmaci e materiali chirurgici, e sostenere gli investimenti in apparecchiature sanitarie e nuove costruzioni, è nata a Milano nel 1993 la Fondazione Corti.
Una delle criticità delle strutture sanitarie nei paesi in via di sviluppo ed emergenti, è rappresentata dell’approvvigionamento di ossigeno medicale, fornito normalmente con bombole. Le lunghe distanze da coprire per il trasporto, in condizioni spesso disagevoli, e la dipendenza da fornitori esterni sono infatti fonti di rischio: le bombole non sempre arrivano nei tempi previsti, con conseguenze anche drammatiche sulla salute dei pazienti.
Per risolvere i problemi di approvvigionamento di ossigeno l’ospedale, grazie alla Fondazione Corti, ha provveduto alla realizzazione di due impianti di produzione in loco per il Lacor Hospital, realizzati con apparecchiature Atlas Copco fornite a condizioni agevolate. Gli impianti, ciascuno dei quali in grado di produrre 9 metricubi di ossigeno all’ora, sono composti da due aree funzionali:
- produzione di aria compressa di qualità pura per uso medicale: realizzata grazie a un compressore d’aria a iniezione olio a vite, a un essicatore d’aria per uso medico per togliere umidità, un pacchetto di filtri per garantire la qualità dell’aria, e un serbatoio d’aria compressa.
- produzione di ossigeno, realizzata tramite un generatore con tecnologia PSA (Pressure Swing Absorbtion), in base alla quale i pellet di zeolite trattengono l’azoto presente nell’aria compressa, producendo ossigeno con una purezza compresa tra il 90% e il 95%. Un serbatoio d’ossigeno, un filtro polveri, e un “booster”, cioè un compressore per pressurizzare l’ossigeno da 4 bar a 200 bar, completano l’impianto di produzione di ossigeno.
“Offrire il miglior servizio possibile al maggior numero di persone al più basso costo possibile è il principio da cui è nato e si è sviluppato l’ospedale, oggi sostenuto dalla Fondazione Corti”, afferma Dominique Corti Presidente della Fondazione e figlia dei due medici che hanno dedicato la vita allo sviluppo dell’ospedale.” L’ossigeno è uno degli elementi fondamentali per garantire l’efficienza e l’affidabilità di una struttura sanitaria. Siamo riconoscenti ad Atlas Copco che è venuta incontro alle nostre esigenze, fornendoci le apparecchiature a condizioni agevolate, realizzando il progetto e formando personale ugandese per la messa in opera e per la gestione dell’impianto, garantendo autonomia all’ospedale e crescita professionale al personale ugandese, coerentemente con i nostri valori. La collaborazione con l’azienda svedese Atlas Copco è destinata a consolidarsi ulteriormente: gli studi odontoiatrici dell’ospedale utilizzeranno pompe per vuoto Atlas Copco per l’aspirazione liquidi organici”.
“Le apparecchiature Atlas Copco per ossigeno soddisfano tutti i requisiti in materia di sicurezza e di criteri di funzionamento”, afferma Marco Lamperti, Product Marketing Manager di Atlas Copco. “Gli impianti realizzati per il Lacor Hospital forniscono l’ossigeno per la sala operatoria e per i posti letto, risolvendo una delle criticità degli ospedali in Africa. La fornitura ha coperto, oltre alle apparecchiature dell’impianto, alcuni pezzi di ricambio, per garantire sostituzioni immediate in caso di malfunzionamenti. Le attività di manutenzione sono a carico del Customer Center Atlas Copco in Uganda.”