La bonifica dei pozzi inquinati entra nella seconda fase. Nell’area di Poggio Gagliardo si sono conclusi i lavori dell’impianto Soil vapour extraction (Sve) che promette di ridurre drasticamente la presenza di trielina e percloroetilene nel sottosuolo.
La trielina che esala dai pozzi, che negli anni sono stati cementati, viene convogliata nei macchinari e pompata all’esterno. In funzione una rete di 15 postazioni, ciascuna con due pozzi a profondità diverse. E tutti collegati all’impianto di trattamento dei vapori aspirati dal sottosuolo, che consente di diminuire la concentrazione delle sostanze contaminanti imprigionandole in filtri a carboni attivi. La zona di Poggio Gagliardo, considerata l’area sorgente della contaminazione, è inquinata a causa di alcune attività industriali, la lavanderia industriale La Rapida (chiusa nel 1980) e la conceria Massini (fallita nel 1995). Nella zona è dal 2004 che esiste la barriera di pozzi che, attraverso il pompaggio di acqua dalla falda profonda e la successiva depurazione, consente il contenimento dell’inquinamento verso valle.
I primi giorni di gennaio si sono concluse le lavorazioni di rifinitura dell’impianto Sve che per le sue dimensioni viene indicato dai tecnici Arpat tra i più importanti del Paese. Il macchinario è in custodia all’appaltatore, la rete temporanea di imprese tra Herambiente Spa e Water&Soil Remediation Srl, in attesa delle operazioni di collaudo. Ad occuparsi della successiva fase di gestione per due anni sarà la Water&Soil Remediation Srl, tra le più note imprese di bonifica di siti inquinati in Italia.
Nel corso del primo anno si procederà, sulla base dei risultati ottenuti, a prevedere una eventuale estensione per il tempo stimato occorrente al raggiungimento degli obiettivi di bonifica. La fase di gestione, che sarà avviata nella seconda metà di febbraio dopo il collaudo e gli adempimenti amministrativi, sarà preceduta dall’effettuazione di una campagna di monitoraggio durante la quale si acquisiranno i dati di contaminazione prima dell’avvio dell’impianto, in modo da valutare successivamente l’andamento dell’azione di risanamento.
Nel corso dei due anni di gestione dell’impianto è previsto un servizio di monitoraggio delle matrici ambientali a opera della Regione, approvato insieme al progetto esecutivo, che sarà controllato da Arpat e Asl. Dalla Regione Toscana viene espressa soddisfazione «per questo primo importante traguardo». E si ricorda che sta agendo
in danno dei responsabili della contaminazione inadempienti. «Ad oggi sono state investite ingenti risorse economiche, avendo anche attivato tutte le procedure di propria competenza per il recupero delle somme spese e risultando vincente in numerose cause fino al Consiglio di Stato».