La facciata della chiesa di Santa Maria del Gradaro visibile dalla strada che collega via Gradaro a piazza Polveriera. Il profilo della vecchia Ceramica, uno dei non moltissimi esempi di archeologia industriale della città, perfettamente distinto senza costruzioni addossate al suo corpo o altre che lo impallano come accade nelle riprese televisive venute male. La demolizione dei vecchi e fatiscenti capannoni della zona Ceramica è ormai quasi completata. Per certi versi è un momento storico e non solo perché quelle costruzioni, risalenti a parecchi decenni fa e senza alcun valore di natura storica, erano diventate il simbolo del degrado urbano di quell’area della città.
Finalmente Fiera Catena e Anconetta si liberano di un agglomerato di costruzioni vuote, pericolanti e usate come discarica a cielo aperto. E certo non solo per responsabilità delle decine di senzatetto che ci hanno passato le notti ricavandosi dei piccoli angoli attrezzati con coperte e suppellettili di fortuna.
Il momento è storico anche perché molti ricordano quei capannoni attivi, con attività artigianali e commerciali.
Questa demolizione, iniziata il 5 dicembre, è in realtà il primo passo verso la rinascita di quest’area storica e artistica (il Gradaro è un capolavoro medievale) collocata a metà via tra centro e prima periferia. È il cuore dell’operazione avviata dell’amministrazione Palazzi e denominata Mantova hub. Il corpo della vecchia Ceramica diventerà una scuola.