La pianura padana come il Pakistan, a Torino lo stesso clima di Karachi, oceani più alti di un metro abbondante con tutte le conseguenze per una penisola come l’Italia. E’ la prospettiva al 2100 per l’Italia se si dovesse arrivare a un aumento della temperatura media globale di 5 gradi, ipotesi non proprio peregrina: basta continuare così, seguendo il modello cosiddetto “business as usual”, e non agire in maniera urgente e decisa per invertire la tendenza (ed è già troppo tardi). A tracciare il quadro è Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, nel suo intervento a “Dalla terra alla Terra. Il suolo tra cambiamenti climatici e nuovi stili di vita”, la due giorni in corso ad Assisi organizzata dal Consorzio Italiano Compostatori in occasione della Giornata Mondiale del Suolo.
Secondo la scienza, il pianeta è a un bivio, quello rappresentato da due scenari, uno più ottimistico, l’altro meno: un aumento della temperatura media globale di 2 o di 5 gradi. In un modello ‘business ad usual’, al 2100 l’aumento sarà di cinque. “Una catastrofe, un’evoluzione climatica che non conosciamo e che avverrebbe in tempi troppo brevi, meno di un secolo, per adattarsi – dice Mercalli – L’accordo di Parigi ci chiedeva di mantenere questo aumento entro il grado e mezzo (un obiettivo già perduto), al massimo due. Ce la faremo? No, già ad oggi siamo a tre. E questa è già una ‘malattia’ seria su cui le generazioni future ci chiederanno conto”.
Un appello ad agire subito, perché “ogni anno di indugi ci sposta sul percorso che procede verso l’aumento di 5 gradi”. Cinque gradi “che in un’area come la Pianura Padana di trasformerebbero in più otto gradi in estate”. Già oggi, viriamo verso un clima tropicale: in alcuni periodi dell’anno “in città come Ravenna, Forlì e Ferrara abbiamo le stesse condizioni climatiche dell’India”.
Insomma, “abbiamo alterato l’atmosfera in maniera inedita, almeno nell’ultimo milione di anni”. Tanto per fare un esempio giocando in casa, visto che siamo ad Assisi, Mercalli ha confrontato l’epoca di San Francesco con la nostra. “Ai tempi di Francesco, c’erano circa 285 ppm di CO2 in atmosfera, oggi ne abbiamo più di 400. Il massimo da almeno un milione di anni”. E ancora: con un aumento di un grado, già avvenuto, abbiamo dimezzato, in un solo secolo, i ghiacciai alpini. Nevica di meno: da metà 800 la neve in pianura padana si è dimezzata. L’estate 2017? La seconda più calda della storia dopo quella del 2003 con le sue 70mila vittime per il caldo in Europa, 20mila solo in Italia.