Per arrivare lassù, con il montacarichi, sono stati necessari tre minuti e venti secondi. Settanta metri al minuto. A piedi, salendo lungo le scalette dei 71 piani di ponteggi, i minuti sarebbero stati 45. Ieri mattina, alla Tirreno Power di Vado Ligure, sotto la ciminiera da demolire, oltre ai tecnici della centrale termoelettrica e della ditta Vico srl di Cairo Montenotte che effettuerà l’intera operazione di abbattimento, c’erano anche i sindaci di Vado Ligure Monica Giuliano e di Quiliano Alberto Ferrando. Poche le parole scambiate all’interno della cabina, che viaggiava alla velocità di quasi 70 metri al minuto.
L’emozione era tanta. Ma ancora di più è stata, quando lo sportellone metallico del montacarichi si è aperto, e tutti si sono trovati su due strette passerelle metalliche a 200 metri di altezza. Da un lato, il vuoto di un paesaggio meraviglioso, dalle Alpi Apuane alla Corsica, oscurata ieri dalla foschia, dall’altro il vuoto impressionante della cavità della ciminiera. La visita «didattica» è stata organizzata dalla Tirreno Power, per illustrare la situazione dei lavori in corso, un giorno prima, dell’inizio della demolizione. Da oggi infatti il cantiere è off limits.
Secondo la ditta Vico srl, saranno demolite 7000 tonnellate di calcestruzzo, e 1400 di materiale refrattario. I tecnici della ditta Demiced srl di Marghera, la speciale macchina demolitrice, prima del suo montaggio sulla ciminiera: «Le due grandi pinze metalliche in acciaio, azionate idraulicamente, verranno collocate sopra il bordo dell’imboccatura della ciminiera. I pezzi di cemento, stritolati dalle pinze, verranno fatti cadere all’interno della ciminiera, per essere poi raccolti e portati via». E proseguono i tecnici: «Una volta raggiunta quota 60 metri dal suolo, le pinze smetteranno di lavorare, per lasciare il posto alle piattaforme che lavoreranno da terra».
Da giugno ad oggi è stata costruita un’impalcatura alta 200 metri, ossia quanto due campi da calcio o un grattacielo di 70 piani, che permetterà l’abbattimento al ritmo di circa 2 metri al giorno. Due pinze metalliche demoliranno 7000 tonnellate di calcestruzzo e 1400 di materiale refrattario: i detriti verranno fatti cadere all’interno della ciminiera che verrà regolarmente svuotata.
Lo stabilimento simbolo della produzione di energia da combustibili fossili in provincia di Savona è da anni al centro di un caso giudiziario: i gruppi a carbone sono stati sequestrati nel marzo 2014 dalla Procura di Savona e per 26 persone è stato chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di disastro ambientale e sanitario colposo. Secondo l’allora procuratore Francantonio Granero (oggi in pensione) i fumi emessi dai gruppi a carbone avrebbero causato un aumento dell’inquinamento nonchè della mortalità dei residenti: a sostegno di questa tesi negli anni sono stati prodotti diversi studi legati sia alla diffusione dei licheni (per l’aspetto ambientale) che dei tumori (per quello sanitario). Sotto accusa anche la mancata installazione da parte dell’azienda di centraline a camino che permettessero di monitorare in modo più efficace la composizione di quei fumi e la rispondenza ai dettami di legge.
Alla chiusura hanno fatto seguito mesi di polemiche tra ambientalisti e sostenitori dell’azienda, con gli operai finiti in cassa integrazione e l’indotto in crisi. Solo in un secondo tempo è risultato chiaro che l’azienda, dopo aver presentato un piano (approvato non senza contrasti da Regione e governo) per rilanciare la produzione di carbone garantendo una maggiore sicurezza ambientale, in realtà avrebbe voluto proseguire a produrre il più possibile con i vecchi impianti.
Alla fine Tirreno Power ha rinunciato al carbone e ora sono rimasti in funzione i soli gruppi elettrogeni a metano Alla fine la centrale è stata riaperta, ma soltanto a metano, con una sostanziale diminuzione della forza lavoro e la decisione, la scorsa estate, di abbattere le ciminiere.