Anche l’Italia inizia un percorso per alzare l’asticella del livello di sostenibilità della sua rete infrastrutturale, partendo proprio da quello che può considerarsi oggi il reticolo delle grandi arterie viarie del Paese: le ferrovie.
E’ stato Italferr, infatti, a decidere di realizzare, insieme a Stantec e ICMQ, le prime linee guida per l’applicazione del protocollo Envision™ al settore ferroviario e ad applicarlo già, in via sperimentale, per progettazione e costruzione del collegamento ferroviario Venezia-Trieste con l’aeroporto Marco Polo.
Per Antonello Martino, responsabile Ambiente, Architettura e Archeologia di Italferr: “L’adozione di un protocollo di sostenibilità come Envision™, sperimentato con successo negli Stati Uniti, consente al nostro sistema ferroviario di sistematizzare e dare valore a comportamenti e procedure da tempo utilizzate per ridurre l’impatto ambientale delle infrastrutture ferroviarie. Con l’approvazione da parte dell’ISI delle linee guida definite da Italferr con ICMQ e Stantec entriamo nella fase operativa accelerando il processo di sperimentazione per una prima opera come il collegamento con l’aeroporto di Venezia.”
Il protocollo Envision™ nasce nel 2012 dalla collaborazione tra ISI, Institute for Sustainable Infrastructure, una organizzazione non profit basata a Washington e nata appositamente per sviluppare sistemi di rating di sostenibilità per le infrastrutture civili, e lo Zofnass Program for Sustainable Infrastructure presso la Graduate School of Design alla Harvard University.Ora per iniziativa congiunta di ICMQ – organismo di certificazione specializzato nel settore delle costruzioni – e di Stantec, leader nella consulenza e progettazione ingegneristica e architetturale, il protocollo è attivo anche in Italia.
Con Envision™ è possibile progettare e realizzare strade, ferrovie, porti, aeroporti, elettrodotti, centrali per energia, reti a banda larga, etc, basandosi sulla misurazione oggettiva dei vantaggi e delle convenienze collettive, sulla certezza delle capacità gestionali e manutentive e sull’opportunità di compartecipazione tra capitali pubblici e capitali privati. È un percorso di self-assessment che dalla misurazione dei parametri di sostenibilità di un progetto prosegue con la su a registrazione, valutazione e verifica ad opera di un Organismo di Terza Parte indipendente per giungere, infine, alla certificazione.
Il protocollo è articolato in 60 criteri di sostenibilità (crediti), suddivisi in 5 categorie: quality of life, leadership, resourse allocation, natural world, climate and risk.
Per ciascun progetto analizzato, Envision™ permette di definire e implementare metriche e approcci, attraverso l’applicazione dei crediti perseguiti, quantificando il posizionamento del progetto stesso rispetto all’obiettivo di sostenibilità e introducendo spunti per il miglioramento dell’opera. Vengono messe a disposizione degli utenti checklist e scorecard di autovalutazione che permettono, attraverso un processo critico e rigoroso, di verificare se si sono considerati tutti gli approcci sostenibili e di coinvolgimento delle parti interessate.
Come ricorda John Stanton, CEO e presidente dell’Institute for Sustainainable Infrastructure, il protocollo Envision nasce da un’esigenza sociale e costituisce una risposta al bisogno dei governi locali americani di avere un programma più sostenibile per le infrastrutture. Prima che nascesse Envision, non esisteva un linguaggio comune di sostenibilità e la facoltà di economia dell’università di Harvard ha pensato di progettare un sistema che definisse la sostenibilità collegata alle infrastrutture. Inoltre tra i fondatori dell’ISI vi è anche L’American Public Work Association (APWA) a dimostrazione del grande interesse delle committenze pubbliche per un modello in grado di assicurare livelli sempre maggiori di sostenibilità delle opere infrastrutturali.”
Uno dei valori principali del protocolloè inoltre quello di garantire “la diffusione di un linguaggio comune e attraverso un coinvolgimento attivo delle comunità locali fin dalla proposta progettuale consente riduzione costi dal processo procedurale alla realizzazione.”
Dal 2013 al 2017 i progetti realizzati con Envision™ nel mondo sono già 38 e 84 quelli in corso di validazione. Tra le principali opere realizzate con questo protocollo troviamo l’espansione dell’aeroporto LaGuardia di Los Angeles e il nuovo aeroporto di Istanbul. Il valore dei progetti verificati è passato in soli tre anni (2015-2017) da 1.104.000 a 9.756,87 milioni di dollari. Una crescita che, secondo i dati dell’ISI, continua inarrestabile e promette aumenti significativi nei prossimi anni (grafici 1, 2 e 3). Inoltre dal 2012 al 2017 più di 6000 professionisti sono diventati esperti certificati nella progettazione di infrastrutture sostenibili.
“Envision™ è uno strumento estremamente innovativo che siamo onorati di aver potuto portare in Italia insieme a ICMQ”, afferma Emanuela Sturniolo, Amministratore Delegato di Stantec in Italia. “Envision™ si propone di trasformare, in maniera graduale, l’ecosistema culturale, decisionale ed economico che sostiene lo sviluppo delle infrastrutture in Italia. Inoltre, è un meccanismo che apre un nuovo spazio di confronto, a beneficio di tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione di un’opera civile”.
Una delle principali caratteristiche di Envision™ è la sua capacità di considerare la connessione tra le decisioni, valutando come un aspetto vada ad impattare sul valore di altri elementi, quali ad esempio le caratteristiche di un luogo quando si progetta una nuova infrastruttura, contribuendo a migliorare la qualità di vita di una comunità.
Come ha sottolineato oggi, in un suo intervento a Milano, il vicepresidente di ICMQ Lorenzo Orsenigo “con il protocollo Envision™ è possibile ridurre notevolmente le resistenze che si verificano spesso nel nostro Paese alla realizzazione di un’infrastruttura, grazie alla condivisione dei progetti con le comunità locali. Le esperienze di applicazione del Protocollo Envision™ che si stanno svolgendo negli Stati Uniti e in Italia stanno comprovando che è assolutamente possibile progettare e realizzare infrastrutture sostenibili con il consenso delle popolazioni mettendole a conoscenza dei progetti e coinvolgendole nel processo decisionale e progettuale dell’opera.”