L’Europarlamento aveva deciso per un’eliminazione graduale, ma il Comitato d’appello dei 28 membri sconfessa quella decisione e autorizza l’erbicida. Decisiva Berlino che, stretta tra la crisi di governo interna e gli interessi di Bayer, dopo numerose astensioni passa al sì. Qui e in Francia resta il divieto. E Macron assicura: “Entro tre anni sarà bandito totalmente”
Era l’ultima occasione per dire no al glifosato, ma i Paesi europei l’hanno sprecata autorizzandolo per altri cinque anni. Poi si vedrà. A Bruxelles, infatti, dopo che nei mesi scorsi sei riunioni erano finite senza una maggioranza qualificata, gli Stati membri si sono ricompattati (con Italia e Francia contrarie) a favore della proroga più lunga possibile all’utilizzo dell’erbicida, collegato a effetti cancerogeni e danni ambientali e prodotto principalmente da Monsanto. Per Greenpeace è un “regalo alle multinazionali“. Il commissario Ue alla Salute Vytenis Andriukaitis (Lituania) ha invece spostato l’accento non sul merito, ma sul piano politico: “Il voto di oggi dimostra che quando tutti vogliamo, siamo in grado di condividere e accettare la responsabilità collettiva nel processo decisionale”.
Berlino sposta gli equilibri, Francia e Italia battute
Sul tavolo le opzioni erano diverse: rinnovo per cinque anni e poi verifica, come richiesto dalla Commissione europea; rinnovo per tre anni come proposto da Francia e Italia; stop immediato alla proroga. Se anche questa votazione fosse andata a vuoto, Bruxelles avrebbe potuto comunque procedere di sua iniziativa verso l’allungamento dell’autorizzazione per altri cinque anni, ma il via libera dato nel “Comitato d’appello” da 18 Stati membri su 28 aggiunge al provvedimento una solida base in termini di legittimazione e consenso politico. Nove i contrari: oltre a Italia e Francia, anche Belgio, Grecia, Ungheria, Cipro, Malta, Lussemburgo e Lettonia). Un solo astenuto, il Portogallo, rimasto solo a rinunciare al voto dopo che altri quattro Paesi hanno seguito i tedeschi nel via libera alla proroga. “Bene ha fatto l’Italia a dire no – dice il deputato Nicodemo Oliverio – E no continueremo a dirlo ripromettendoci ci fare pressione presso la Ue per tornare indietro su questa decisione e far capire che la salute del nostro pianeta e delle persone va salvaguardata al di sopra di ogni altro tipo di considerazione”. Il voto di oggi “è un crimine contro l’Europa” per l’eurodeputata del M5s Eleonora Evi. “In generale – dice – questa decisione è figlia di un comportamento scellerato del Parlamento europeo, che ha annacquato le posizioni in un devastante gioco al ribasso durato fin troppo a lungo”.
Le scelte della Germania, tra la crisi interna e Bayer
A spostare gli equilibri è stata infatti la Germania: “In precedenza si era astenuta. È il Paese con maggior peso specifico sia a livello politico, sia per numero di voti”, spiega a caldo a ilfattoquotidiano.it Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia. E così Berlino si è portata dietro Polonia, Romania e Bulgaria, altri Stati che in precedenza si erano astenuti e oggi hanno votato a favore dell’allungamento della proroga a 5 anni. Perché la Germania ha cambiato rotta? Il pensiero non può non andare alle vicende interne del Paese: da una parte la mancanza di un accordo tra le forze politiche per la formazione del nuovo governo, dall’altra una delle maggiori industrie nazionali, la Bayer, impegnata nel percorso di acquisizione di Monsanto, principale produttore del glifosato. “E’ probabile che anche questi aspetti abbiamo interferito con il voto”, aggiunge la Ferrario.
Così i Paesi sconfessano il Parlamento Ue
Un voto che si pone apertamente in contrasto con la linea adottata dal Parlamento europeo, solitamente più ambizioso rispetto alla Commissione sui temi ambientali. Dall’aula di Strasburgo, infatti, recentemente era arrivata la richiesta di un cosiddetto phase-out, cioè l’eliminazione graduale ma totale del glifosato entro cinque anni, a cominciare da restrizioni immediate per gli usi non professionali e come disseccante in pre-raccolta.
Coldiretti: “Ma ora fermare l’import”
Da Coldiretti, intanto, ricordano che nonostante il voto in sede europea, in Italia resta il divieto, introdotto dal ministero della Salute ad agosto 2016, “di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”. L’associazione degli agricoltori chiede uno stop alle importazioni di prodotti agricoli che, sul fronte del glifosato, danno meno garanzie rispetto ai cibi italiani, come il grano proveniente dal Canada. “Un principio che deve essere ben evidenziato anche nell’ambito dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (il Ceta, ndr) dove al contrario si prevede invece l’azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato. Circa un miliardo di chili di grano – conclude la Coldiretti – sono infatti sbarcati lo scorso anno dal Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato”. A favore della misura, invece, altre associazioni di agricoltori come Cia e Confagricoltura: “Una scelta consapevole che ha fatto prevalere le ragioni della scienza tenendo nella debita considerazione i pareri espressi dalle autorità scientifiche europee preposte alla valutazione dei principi attivi”.
Greenpeace: “Non ci sono prove che non sia cancerogeno”
Al netto di decisioni dei singoli Stati, dunque, per cinque anni il glifosato potrà essere utilizzato in tutta Europa, poi ci sarà un nuovo voto per l’eventuale proroga. “Questo significa che tra cinque anni non scatterà nessuno stop automatico – spiegano ancora da Greenpeace – Ci sarà una verifica, servirà un nuovo voto. E in ogni caso, anche se si decidesse per un phase-out, sarà necessario un periodo di transizione per un abbandono graduale di questo prodotto”. Per l’associazione ambientalista la proposta della Commissione Ue è basata su una dubbia valutazione del rischio sul glifosato, che afferma che non vi sono prove sufficienti su un legame della sostanza al rischio di cancro, nonostante l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro lo abbia classificato come “probabilmente cancerogeno” per le persone. Allo stato attuale nessuno può affermare con certezza che il glifosato sia sicuro, specie dopo le rivelazioni che stanno continuando a emergere grazie ai cosiddetti Monsanto Papers e lo scandalo del “copia-incolla”, relativo a parti del rapporto dell’Efsa sui rischi dell’uso del glifosato copiate dalla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione della stessa Monsanto.