Per quanto riguarda i RAEE, la DG Environment ha affidato a due società di consulenza ambientale (BiPRO e BIO by Deloitte) un progetto così articolato:
- sono stati definiti gli aspetti da verificare:
- esistenza di un adeguato network di Centri di Raccolta e di impianti di trattamento
- implementazione del principio di responsabilità estesa dei Produttori (esistenza e operatività di Sistemi EPR, livello di cooperazione tra gli attori della filiera ecc.)
- risultati di raccolta nel periodo
- risultati ottenuti per quanto riguarda la preparazione per il riutilizzo dei RAEE e le attività di riciclo / recupero nel periodo
- comparazione dei risultati ottenuti con gli obiettivi stabiliti dalla Direttiva
- esistenza di politiche e strumenti per una corretta gestione dei RAEE in tutte le fasi (quali ad esempio: eco-design, prevenzione, preparazione per il riutilizzo, raccolta, trattamento, smaltimento delle sostanze pericolose ecc.)
- adeguatezza del quadro legale e amministrativo volto ad assicurare l’effettiva applicazione della normativa sui RAEE (modalità di ispezione e controllo, risultati ottenuti grazie ai controlli effettuati, ispezioni sull’export dei RAEE, adeguatezza delle sanzioni applicate ecc.)
- misure per promuovere la conoscenza dell’obbligo di ritiro dei RAEE da parte dei Distributori e per accrescere la consapevolezza dei Consumatori sull’importanza di una raccolta differenziata dei rifiuti elettrici ed elettronici;
- è stata effettuata la raccolta delle informazioni su tutti questi aspetti in ciascuno dei 28 Stati Membri, ed è stato elaborato un factsheet per ciascuno di essi;
- sono stati individuati i Paesi che hanno ottenuto i migliori risultati nell’implementazione della Direttiva sui RAEE (“very good performers”, tra i quali Austria, Germania, Francia, Spagna, Irlanda, Gran Bretagna) e quelli che invece presentano ancora gravi ritardi rispetto a quanto previsto dalla Direttiva (“large potential for improvements”, tra i quali accanto a Nazioni come Cipro, Grecia, Malta o Romania figura anche l’Italia);
- in quattro degli Stati Membri più virtuosi e in quattro di quelli meno virtuosi è stato organizzato un workshop per illustrare i risultati dell’indagine, esaminare in dettaglio le best practices e approfondire le ragioni degli insuccessi.
Uno di questi workshop si è tenuto anche in Italia: il 27 giugno 2017 a Roma Maria Banti, Policy Officer della Unit “Waste Management & Recycling” nella DG Environment della Commissione Europea, Dana Huranova di BIO e Florian Senoner di BiPRO hanno incontrato i principali stakeholder del settore (Ministero dell’Ambiente, Organismi di controllo, Aziende di igiene urbana, Distributori, Riciclatori, Sistemi Collettivi, Centro di Coordinamento RAEE).
Molte le criticità evidenziate dall’indagine:
- i target di raccolta non sono stati raggiunti
- non ci sono dati sulla preparazione per il riutilizzo dei RAEE
- non c’è una fotografia ufficiale della potenzialità di trattamento degli impianti esistenti in Italia
- non sono stati effettuati controlli sulla filiera dei RAEE nel periodo 2013 – 2015
- non esiste un tavolo di confronto permanente tra il Ministero dell’Ambiente e gli attori del Sistema RAEE italiano
- non sono state effettuate campagne di comunicazione / educazione dei cittadini e dei consumatori (ad eccezione di quelle previste dall’Accordo di Programma tra il Centro di Coordinamento RAEE, le Associazioni dei Produttori di AEE, le Associazioni delle aziende di igiene urbana e ANCI)
- il Decreto sull’eco-design è stato pubblicato solo pochi mesi fa, e prevede un iter burocratico sproporzionato rispetto ai benefici
- il Decreto sulla qualità del trattamento, previsto dal D.Lgs. 49 del 2014, non è ancora stato emanato.
Un vero e proprio “j’accuse” da parte della Commissione Europea allo Stato Italiano, soggetto cui compete la responsabilità su tutti gli aspetti sopra elencati. L’auspicio è che il richiamo delle autorità comunitarie serva ad aumentare l’impegno del Ministero dell’Ambiente sul tema dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici.
Oltre a questo, tuttavia, il workshop ha rappresentato anche una straordinaria opportunità per illustrare alla Commissione Europea i dettagli del modello multi-consortile con cui ha trovato applicazione in Italia il principio dell’Extended Producers’ Responsibility e il punto di forza di tale modello: una continua tensione all’eccellenza operativa e ambientale, frutto della competizione tra più Sistemi Collettivi sotto l’egida del Centro di Coordinamento RAEE. Non a caso, nella relazione presentata a Roma dai Consulenti della DG Environment si legge che “ … the Clearing House in a multi-system context model is definitely a best practice”.
Nonostante le carenze normative e la perdurante assenza di controlli da parte delle Autorità, quindi, i Produttori di AEE e i loro Sistemi Collettivi hanno saputo costruire nel nostro Paese un sistema virtuoso, a cui altri Stati Europei guardano oggi con vivo interesse.