Circa 98 milioni di euro di finanziamenti per progetti su ambiente e sicurezza nei territori nazionali, in particolare nelle regioni meridionali: è il primo importante impegno assunto da CISE, la Confederazione Italiano Sviluppo Economico presentata ieri al Palazzo Gruppi.
Una presentazione che segue di pochi giorni l’importante stipula del protocollo d’intesa firmato dal Ministero degli Interni: CISE è stata infatti individuata quale soggetto attuatore nell’attuazione del PON-Legalità (Programma Operativo Nazionale) 2014-2020 delle cinque regioni meridionali Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia. Con un Mezzogiorno che rimane drammaticamente indietro rispetto alla contenuta ripresa economica con un Pil pro-capite di 17.886 euro a fronte di una media nazionale di 26.946 euro, si tratta, dunque, di un cambio di passo che è proprio una delle mission della CISE, la Confederazione Italia Sviluppo Economico. L’organismo, presieduto da Giuseppe Romano, affiancato dal direttore generale Michele Giannattasio, che vanta una lunga esperienza sui consorzi industriali, mira a creare una virtuosa sinergìa tra le realtà territoriali quali consorzi industriali, imprese private, autorità portuali per realizzare nuove infrastrutture, attraendo anche investimenti esteri sul territorio nazionale e in particolare nel sud Italia.
Lo stesso Giuseppe Romano spiega: “Il nostro obiettivo è di porci come interlocutore primario per la condivisione di articolati piani di rilancio del territorio tra gli associati e le imprese allocate nelle aree industriali del paese, attraendo investimenti anche comunitari e determinando le migliori condizioni possibili per il finanziamento delle opere. Ed in breve tempo, grazie al protocollo d’intesa con il ministero degli Interni, ci stiamo già attivando per gestire un primo finanziamento di 10 milioni di euro per un sofisticato sistema di video-sorveglianza per gli agglomerati urbani di Napoli e Caserta”.
E tra le opportunità di rilancio, per superare il deficit infrastrutturale legato ad esempio a una carente rete ferroviaria suburbana di appena 670 chilometri all’evidente congestionamento autostradale che penalizza il trasporto delle merci, una possibile alternativa proviene dal mare e dalla strategica posizione del nostro paese come evidenziato dal presidente di Eurispes Gian Maria Fara c’è la infrastrutturazione portuale: “Il Mediterraneo è uno scenario di potenzialità inespresse, a fronte di una economia del mare che è comunque una componente fondamentale con oltre 1 milione di addetti ed una incidenza del 14% sul cluster logistico nazionale. Ci vuole dunque una risposta strategica per innovare la catena logistica che in Italia è ancora frammentata e che produce perdite per 50 miliardi di euro annui in ‘inefficienza’”.