Lo scorso 29 maggio, presso la Sala della Protomoteca al Campidoglio, è stato presentato lo scenario previsto per gli incrementi futuri di suolo consumato nell’Urbe, ipotizzando una piena applicazione del Piano Regolatore Generale (PRG) al 2030, confrontandolo la cartografia del rapporto ISPRA 2016 “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, – riferita agli anni 2012 e 2015 e aggiornata al 2016, la cui prossima edizione vedrà il coinvolgimento pieno del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) – con quella vettoriale del PRG di Roma. Le informazioni e le stime sul consumo di suolo – che sono comunque cautelative, poiché non sono considerate le previsioni sulle aree destinate a servizi, pubblici e privati, sulle infrastrutture tecnologiche, sugli interventi relativi alla città da ristrutturare – sono state poi completate con la cartografia nazionale della copertura del suol, elaborata tramite un’integrazione dei dati satellitari ottenuti dal Programma europeo Copernicus 2012.
I risultati dell’analisi
Anche se il consumo di suolo ha subito un rallentamento nel 2016 (ma il periodo considerato è in realtà da novembre 2015 a maggio 2016), le previsioni del PRG sottolineano come l’aumento costante di copertura artificiale che ha interessato la Capitale, dal dopoguerra ad oggi, non sia destinato a diminuire.
Ecco quanto emerso da questa previsione sul consumo di suolo nel Comune di Roma; in 4 anni (2012/2016) è passato da 31.064 ettari a 31.594; la previsione per il 2030 sarà di 33.959 ettari, circa tre volte il consumo di suolo a Napoli; l’incremento dal 2012 al 2030 è dunque di 2.895 ettari (161 l’anno; come dire 3 mq al minuto, pari ad un +9,32%).
Inoltre, in un solo anno (tra 2015 e 2016) la trasformazione dei suoli nel Comune di Roma è stata pari a 54 ettari, la più alta tra le grandi città metropolitane d’Italia (Torino 22 ettari, Bologna 17 ettari).
- Suolo destinato all’edilizia Il cosiddetto suolo fondiario della Capitale, cioè quello destinato all’edilizia, in otto anni (2008-2016) è stato già consumato per 3.300 ettari, oltre la metà di quelli che erano disponibili in base al PRG per questa destinazione d’uso (quasi 6000). Previsione? Al 2030 si assisterà ad un incremento di questa tipologia di suolo consumato di ulteriori 1.434 ettari (una volta e mezzo la pineta di Castel Fusano). Ciò porterebbe la percentuale di consumo di queste aree a circa l’80 % di quanto reso disponibile dal PRG.
- Strade
Sulle strade, la stima di incremento al 2030 di suolo consumato è prevista pari a 581 ettari. - Agro Romano:
Stima al 2013: si consumerà suolo per 350 ettari.
Gli effetti previsti
Tra gli effetti di queste perdite di suolo per la città di Roma, sicuramente l’aumento della temperatura: infatti, l’aumento della temperatura media estiva in città (le cosiddette isole di calore urbane) è previsto di 0,09 gradi. Il consumo di suolo è nemico del clima: l’eliminazione delle aree naturali a scapito di quelle urbane, infatti, ha portato all’emissione in atmosfera di circa 650 mila tonnellate di CO2, a causa del mancato stoccaggio di circa 175 mila tonnellate di carbonio. I Comuni dovranno quindi dotarsi e presentare piani di contenimento delle emissioni.
Il conseguente costo carbonio è stato valutato applicando il costo sociale e il prezzo di mercato. La forchetta considerata varia quindi tra i 2 e i 19 milioni di €. È necessario sottolineare che nella stima non vengono considerate le emissioni generate dalle nuove attività produttive, dall’incremento dell’utilizzo di trasporti pubblici o privati dovuto all’espansione urbana, dal riscaldamento delle nuove abitazioni, ma solo la quota parte dovuta alla perdita di carbonio stoccato dal suolo a causa della crescente cementificazione.
Valutazione economica delle perdite
Quantifichiamo questa perdita, considerando i costi necessari per sostituire quello che il suolo naturale ci fornisce gratuitamente. Perdere suolo, significa perdere servizi ecosistemici (mancata produzione di prodotti agricoli, aumento dell’erosione, regolazione delle acque, maggiori costi energetici): la valutazione economica di questa perdita dal 2012 al 2030 varia da un minimo di 107 a un massimo di 140 milioni di euro l’anno.
La parte del leone in questa perdita la gioca la diminuzione di produzione agricola, che costerà al Comune di Roma circa 81 milioni di €, di cui quasi il 17 % è dovuto alle aree classificate dal piano regolatore generale come agro romano.
Ragionando in termini di milioni di Euro l’anno, dal 2012 al 2030 i risultati economici completi, divisi per periodo considerato e per servizio ecosistemico, sono i seguenti: produzione agricola: -81,52 mln di €; stoccaggio di carbonio (mettiamo il valore medio); qualità degli habitat -0,08; impollinazione (idem); mitigazione dell’erosione (idem); infiltrazione dell’acqua -18.82; regolazione del microclima: (idem). Sempre in milioni di € annui, la forbice del totale della perdita è stimata da un minimo di -107,14 ad un massimo di -139,58.