Le storiche Torri Hamon nell’area ex Sarom di Ravenna saranno abbattute, ha annunciato il sindaco Michele De Pascale. Eni ha presentato al Comune la Comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) per la demolizione, indicando la necessità urgente a causa della vetustà e del pericolo di crolli. L’annuncio della demolizione ha sollevato le proteste di cittadini, istituzioni e associazioni.
“Le verifiche di Eni hanno evidenziato esiti negativi in termini di sicurezza – ha commentato De Pascale – Questa è una decisione necessaria per evitare potenziali incidenti, considerando i segni di disgregazione visibili sulle torri.” L’abbattimento delle torri, alte 55 metri e costruite da Attilio Monti nel 1950 per la Sarom (Società Anonima Raffinazione Olii Minerali), rappresenta la fine di un’era industriale. “Sebbene siano un pezzo di storia del passato industriale di Ravenna, la sicurezza deve essere la nostra priorità”, ha continuato De Pascale.
Questa demolizione è parte di un progetto più ampio, annunciato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro settentrionale, per la realizzazione di un parco fotovoltaico. “In una zona che un tempo ospitava un grande stabilimento di raffinazione di idrocarburi, è emblematico che ora sorgerà un polo per la produzione di energie rinnovabili”, ha sottolineato il sindaco.
Le Torri di raffreddamento Hamon dell’ex Sarom hanno un significato speciale per la comunità, entrando nella memoria collettiva grazie anche al film “Deserto rosso” di Michelangelo Antonioni. Nonostante non vi siano atti formali di tutela storico-paesaggistica, queste torri rappresentano un simbolo nello skyline ravennate. Infatti l’annuncio della demolizione ha sollevato le proteste di cittadini, istituzioni e associazioni, che hanno lanciato l’iniziativa per una manifestazione di sensibilizzazione a tutela delle torri.
Italia Nostra ha inviato un “richiesta urgente alla Soprintendenza di Ravenna affinché esprima un parere su questo scellerato progetto di demolizione che assesta un nuovo gravissimo colpo ad una riqualificazione del porto ex industriale di respiro europeo e degna di una città, e chiede verifica sia sulla possibilità di dichiarazione dell’interesse culturale che della sussistenza del vincolo ope legis. La richiesta è stata inviata in conoscenza anche alla Procura di Ravenna. Invia inoltre richiesta al Comune di Ravenna circa le presunte condizioni critiche dei manufatti”. Al momento aderisce alla manifestazione anche l’Accademia di Belle Arti di Ravenna.
“Altrove, porti e darsene convertono i loro manufatti di pregio recuperandoli e riadattandoli ai nuovi usi a servizio della cittadinanza, della cultura, dell’arte, attirando decine di migliaia di visitatori ogni anno – spiegano da Italia Nostra – Le torri sono manufatti di ingegneria solidissimi: chi ha avuto la fortuna di visitarle al proprio interno sa che evocano una spazialità straordinaria, grazie all’armonia e alla bellezza che scaturisce dalle loro forme strutturalmente perfette, ingigantite da proporzioni imponenti che ammutoliscono ed ammaliano lo spettatore. Interni che invitano alla meditazione, alla musica, all’arte e che potrebbero divenire attrazioni e qualificazione, occasioni per un rilancio culturale, sociale e turistico che sempre langue per la nostra città. Siamo certi che le risorse per il loro recupero, anche di minima e poco costoso, possano essere facilmente trovate, se solo vi fosse la volontà di salvarle, così come possano convivere senza problemi con l’impianto fotovoltaico in progetto”.