Con decreto direttoriale nel mese di dicembre 2023 il ministero ha provveduto a trasferire alla Regione Lombardia 3.229.885 euro per lo smaltimento delle coperture in eternit degli edifici pubblici e bonifica delle strutture pubbliche ricadenti all’interno del tessuto urbano del Comune di Broni dove è stato utilizzato materiale con contenuto di fibra di amianto. Nello specifico il provvedimento riguarderà la bonifica degli edifici Ex Avis e Scuola Baffi.
“Un intervento – ha dichiarato l’assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia Giorgio Maione – atteso da tempo, un passaggio fondamentale per la bonifica del sito. Ringrazio il governo per aver messo a disposizione le risorse necessarie. La collaborazione istituzionale tra Stato e Regione Lombardia funziona. Stiamo sbloccando su tutto il territorio lombardo situazioni critiche sulle quali per troppo tempo si è temporeggiato”. (oltrepolombardo.com)
Una panoramica sul sito
Il Sito di Interesse Nazionale di Broni è stato incluso nell’elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale dalla legge 179/2002. Il primo decreto di perimetrazione del Ministero dell’Ambiente del 26 novembre 2002 comprendeva un’area di circa 13,5 ettari nel Comune di Broni in provincia di Pavia, suddiviso nelle aree attualmente pubbliche ex Fibronit, ex Ecored e l’area privata di ridotte dimensioni (0.1 ettari) della Fibroservice. Su proposta della Regione Lombardia con decreto del Ministro n.23 del 1 febbraio 2018 è stato ridefinito il perimetro del SIN con l’inclusione di tre aree nel Comune di Broni con presenza di amianto, tutte relative ad edifici pubblici: 1) ex sede della Scuola Primaria “P. Baffi” di proprietà del Comune; 2) sede del Liceo Scientifico “L.G. Faravelli” di Broni di proprietà della Provincia; 3) sede del Centro Trasfusionale AVIS, presso l’Ospedale “Arnaboldi” di proprietà dell’Azienda Socio-sanitaria Territoriale di Pavia. Attualmente l’area del SIN è circa 15 ettari.
La presenza di amianto
Il SIN è costituito principalmente dallo stabilimento Fibronit che ha cominciato la sua attività produttiva nel 1932 con la produzione di tubi con “bicchiere” monolitici di cemento-amianto, lastre ondulate per coperture di diverso profilo di ondulazione, canne quadre per camini e pezzi speciali e raccorderia di completamento per una produzione stimata in circa 8000 t/anno. Lo stabilimento subì una graduale e inesorabile crisi che portò alla dismissione dell’attività produttiva avvenuta nel 1993.
La presenza di amianto nel sito costituisce la contaminazione principale: infatti sono presenti numerosi manufatti e sottoservizi (linee fognarie) nonché rifiuti soprasuolo contaminati da amianto.