In partenza le bonifiche dei 13 siti toscani in cui sono stati illecitamente utilizzati materiali riciclati contenenti il Keu, un rifiuto speciale prodotto dagli scarti delle concerie al centro di un’inchiesta della procura di Firenze – ancora in corso – con 26 indagati.
La Regione attende l’incarico ufficiale della struttura commissariale diretta dal generale Vadalà, ma intanto stanzia 15 milioni di euro e procede con il monitoraggio e la bonifica dei siti di propria competenza: la strada regionale 429 Empolese Valdelsa e i due stabilimenti di trattamento rifiuti di Pontedera e Bucine.
Il punto sui siti contaminati
A fare il punto della situazione sono stati ieri il presidente della Regione Eugenio Giani insieme all’assessore all’Ambiente Monia Monni e al direttore di Arpat Pietro Rubellini.
Nell’ambito dei tre siti di competenza regionale, gli accertamenti dell’Arpat hanno chiarito dove è stato collocato il riciclato, la sua diffusione e composizione (oltre al Keu ci sono altre tipologie di rifiuti), l’impatto con le matrici ambientali.
“Grazie agli studi abbiamo capito dove esattamente è collocato questo materiale e la sua natura (in questo riciclato non ci sono solo materiali riciclati derivanti da keu ma anche altri tipi di rifiuti) – spiega Monni – Abbiamo quindi un quadro sostanzialmente definito. Sulla strada regionale abbiamo fatto la messa in sicurezza, ora aspettiamo il piano di caratterizzazione da parte del Comune; i siti di Pontedera e Bucine non sono più nella disponibilità della famiglia Le Rose ma sono gestiti da un amministratore giudiziario con il quale è in corso un approfondimento e una collaborazione”.
Sul sito di Pontedera le prime operazioni di rimozione dei rifiuti partiranno nella giornata di giovedì 26 gennaio, mentre su Bucine la Regione sta effettuando un triage per individuare le priorità su cui intervenire.
“Stiamo procedendo con determinazione con le bonifiche. Indubbiamente già l’intervento di giovedì a Pontedera è un fatto molto concreto, ma contemporaneamente – dichiara Giani – abbiamo deciso di portare nella variazione di Bilancio di aprile 10 milioni di euro, 5 milioni sul 2023 e altri 5 sul 2024, che si uniscono a 5 milioni di quest’anno. L’obiettivo è avere risorse e provvedere alle bonifiche sulle quali siamo molto determinati e impegnati”.
L’intervento del commissario Vadalà
I soldi della variazione di bilancio saranno messi a disposizione della struttura commissariale del generale Giuseppe Vadalà. La Regione è infatti in attesa del provvedimento del governo che incaricherà la struttura nazionale per le bonifiche delle discariche abusive di intervenire anche sui siti toscani contaminati dal Keu.
“Il generale ci ha dato la sua disponibilità. Con lui abbiamo già effettuato una serie di sopralluoghi e approfondimenti. Il 14 dicembre 2021 abbiamo formalmente richiesto l’attivazione della struttura e abbiamo già il nulla osta del ministero – assicura Monni – Aspettiamo il Dpcm che incarichi ufficialmente la struttura di seguire queste bonifiche e siamo fiduciosi che arriverà in tempi brevi”.
Nel frattempo l’Arpat ha condotto costanti monitoraggi, anche affidandosi alla collaborazione di Atenei toscani: “Abbiamo fatto due convenzioni con le Università di Pisa e Firenze per studiare il keu, l’aggregato riciclato e il loro comportamento dentro il comparto ambientale – ricorda Rubellini – È risultato che possiamo avere un minimo di tranquillità nel senso che le contaminazioni non sono rapide. Abbiamo quindi tempo per stabilire i procedimenti di bonifica e messa in sicurezza, certamente non ignorando la presenza di questo materiale e impegnandoci per una rapida messa in sicurezza”.
Cos’è la keu
Con “keu” s’intendono le ceneri derivanti dai processi di essiccazione dei fanghi di depurazione, nella fattispecie quelli del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno. Dopo la miscelazione con carbonato di calcio, le ceneri risultano impiegabili per la produzione di granulati inerti per l’edilizia e conglomerati bituminosi per asfalti.
Si tratta di un’operazione regolare e pienamente sostenibile, nel rispetto dei principi dell’economia circolare. L’inchiesta keu non punta il dito sul recupero in sé di queste ceneri, ma sul presunto inquinamento che deriva dal rispetto o meno dei limiti nelle concentrazioni di inquinanti all’interno di questi materiali, soprattutto dopo le operazioni di miscelazione, che – secondo l’accusa – l’azienda Lerose avrebbe condotto illegalmente.
Il condizionale è d’obbligo, a processo ancora in corso di avviamento, e tanto più dopo oltre un anno di analisi sul campo. Quest’estate l’Arpat ha concluso che i pozzi acquiferi privati controllati finora non sono inquinati da keu; lo stesso vale per le acque superficiali; tutti i campioni di aggregato riciclato contenente keu sono classificabili come rifiuti non pericolosi.