“Una posizione che lascia ben sperare sul futuro dell’economia circolare”. Il direttore generale di Polieco consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene, Claudia Salvestrini, commenta positivamente la scelta del Parlamento europeo di adottare e rendere ancora più serrata la proposta della Commissione Ambiente UE che prevede una stretta sulle esportazioni dei rifiuti.
Il testo introduce, tra le varie misure, il divieto di esportare i rifiuti plastici verso i Paesi non Ocse e la graduale eliminazione delle esportazioni verso quelli Ocse entro 4 anni dall’entrata in vigore della nuova legge; il divieto per i rifiuti Ue destinati allo smaltimento verso paesi extra europei “tranne in casi limitati, autorizzati e debitamente giustificati”. Come indicato dalla Commissione, l’esportazione di rifiuti non pericolosi sarebbe consentita verso Paesi non OCSE solo quando questi “diano la loro autorizzazione e dimostrino di essere in grado di gestire tali rifiuti in modo sostenibile”.
“Sono molto fiduciosa nel cambiamento radicale che questa presa di posizione potrà determinare nel mondo della gestione dei rifiuti, creando le giuste condizioni per la costruzione di una efficace filiera dell’economia circolare”, commenta Salvestrini, da molti anni impegnata in attività di monitoraggio dei flussi dei rifiuti dei beni in polietilene, con migliaia di chilometri percorsi sulle tracce degli impianti di destinazione in Cina e altre mete prescelte per l’invio di container dai porti italiani.
“Per troppo tempo ci siamo adagiati sulla possibilità di avere come sbocco paesi dove, purtroppo, molte volte non esistono impianti adeguati a trattare rifiuti e le condizioni di tutela ambientale e di sicurezza dei lavoratori sono di estremo degrado – commenta Salvestrini – con il divieto invece, impresa ed istituzioni saranno chiamate a costruire una filiera in grado di garantire la trasformazione del rifiuto in materia prima per la realizzazione di manufatti ecosostenibili”.
In queste ore si stanno registrando anche dure reazioni da parte di associazioni di categoria che vedono nella riforma un limite per lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti.
“Non comprendo questa levata di scudi, è innegabile che lo sbocco dei paesi extra Eu abbia favorito la trasformazione degli imprenditori del settore rifiuti in meri commercianti, con il danno di mancati investimenti e una politica industriale poco lungimirante che oggi ci fa registrare una grave carenza di impianti di riciclo, vero ostacolo per l’economia circolare. Questa riforma va vista come un’opportunità e non come un problema visto che dinanzi all’impossibilità di inviare fuori dall’Europa i nostri rifiuti, ci si adopererà per una più celere risposta nella realizzazione degli impianti che mancano. In questo modo verrà favorita l’economia circolare, sarà tutelato l’ambiente e sarà tolto terreno fertile agli ecocriminali che da anni si infiltrano nei traffici illeciti, traendo notevoli vantaggi dalla movimentazione dei rifiuti che fanno il giro del mondo”.