Home Bonifiche Emendamento salva Caffaro dopo la gara annullata, a gennaio bonifica dei parchi

Emendamento salva Caffaro dopo la gara annullata, a gennaio bonifica dei parchi

Una corsa contro il tempo e contro i rincari da crisi energetica per avviare la bonifica del SIN Caffaro di via Milano, a Brescia, tuttora al centro di un pesante inquinamento di suolo, sottosuolo e falde acquifere. Nel giro di pochi giorni le sorti del sito di interesse nazionale hanno visto l’annullamento della gara indetta a febbraio e l’intervento del Governo che ieri ha scongiurato lo stallo della bonifica, grazie a un emendamento nella legge di bilancio in corso di approvazione.

Firmato da tutti i deputati bresciani di ogni schieramento, permetterà di sostenere eventuali costi straordinari della bonifica del Sito e consente di indire una nuova gara d’appalto. L’emendamento ha trovato posto in un apposito fondo creato proprio per fare fronte a quelli che sono stati i rincari degli ultimi mesi che hanno rischiato di affossare molti progetti di Enti pubblici già approvati e in via di affidamento. Il totale dello stanziamento ammonta in tutto a 10 miliardi di euro spalmati sui prossimi anni.

Nel frattempo cominceranno a gennaio le bonifiche ambientali degli ultimi tre parchi inseriti nel sito bresciano.

Gara da rifare

Il mese di dicembre era iniziato male per il SIN Caffaro: la gara d’appalto bandita dal commissario lo scorso febbraio per la riqualificazione e bonifica del sito è andata a vuoto. L’unica offerta depositata a giugno dal raggruppamento temporaneo di impresa composto da Greenthesis, Htr Bonifiche e Nico Srl, è stata infatti rigettata dalla commissione di valutazione per inammissibilità.

Le ragioni sono dovute all’aumento dei prezzi per la realizzazione delle opere pubbliche e ai rincari dell’energia, che hanno reso le condizioni di gara non sostenibili da parte delle imprese. Anche l’unica offerta pervenuta, di fatto, chiedeva in una nota la revisione dei costi in linea con i prezzi del mercato. “Una pratica esclusa dal disciplinare e dalle norme generali sugli appalti pubblici” ha dichiarato il commissario del SIN, Mario Nova. È stato chiesto il parere all’Avvocatura dello Stato, che il 17 novembre ha dichiarato l’offerta l’inammissibile “per cui non abbiamo potuto fare altro che prendere atto e regolarci di conseguenza, rigettando l’offerta”.

Nell’indire una nuova gara occorrerà adeguare i costi, ma non è così semplice. “Rispetto al progetto iniziale e al bando di un anno fa servirebbero 20 milioni di euro in più” ha dichiarato il commissario, che aveva già chiesto maggiori fondi al Ministero dell’Ambiente, senza successo. L’unica soluzione percorribile: far fronte ai lavori indispensabili con i 62 milioni disponibili, istruendo una nuova gara con meno lavori, ma rispettando il cronoprogramma che prevede l’avvio dei lavori entro il 2023. “Selezioneremo all’interno del progetto complessivo le opere prioritarie: lo smantellamento degli edifici e degli impianti, la gestione della barriera idraulica e la bonifica dei punti del sito che presentano maggiori livelli di inquinamento” ha spiegato Nova. L’obiettivo è indire la nuova procedura di gara entro sei mesi e affidare i lavori a giugno. “Il completamento delle opere – ha concluso Nova – sarà quindi subordinato al reperimento di ulteriori risorse che cercherò di acquisire con l’impegno di tutte le istituzioni coinvolte”.

L’emendamento

Un impegno che il Governo ha immediatamente reso concreto, approvando ieri, nella legge di bilancio, l’emendamento che mette a disposizione fondi per iniziare la bonifica del Sito di interesse nazionale Caffaro. L’emendamento è stato inserito nell’articolo 68, titolo Quinto, capitolo primo della legge di Bilancio, «misure per favorire la crescita e gli investimenti», che, per affrontare eventuali costi straordinari  provocati dalla crisi energetica e dagli aumenti delle materie prime, prevede un fondo di 500 milioni nel 2023, 1 miliardo nel 2024, 2 miliardi nel 2025, 3 miliardi nel 2026 e 3,5 miliardi nel 2027.

La bonifica dei parchi

Il ripristino delle tre aree verdi inserite nel SIN costerà 7,5 milioni di euro e porterà a compimento uno dei più importanti e complessi recuperi di terreno della città. Con le bonifiche già eseguite sul SIN sono 132mila i metri quadrati di terreno pubblico ripristinati, per un costo complessivo di 23 milioni di euro.

L’intervento più atteso è quello del parco di via Livorno: 40mila metri quadrati di superficie, nel quartiere di Chiesanuova, i cui lavori dureranno 835 giorni, con la consegna ai cittadini prevista per il 25 marzo del 2025. Contestualmente saranno bonificati anche i due parchi di via Fura, nord e sud. “A gennaio cominceranno i lavori di bonifica – ha detto Fabio Capra, assessore all’Ambiente del Comune di Brescia – per portare a compimento uno dei più importanti e complessi recuperi di terreno della città. Con le bonifiche già fatte siamo a 132mila metri quadrati di terreno pubblico ripristinato, per un costo complessivo finale di 23 milioni di euro”.

Il SIN Caffaro

La storia della Caffaro parla di inquinamento fin dal 1906 quando la società avviò la produzione di energia elettrica ed elettrolitica di cloro e soda caustica. Solo negli anni Ottanta si iniziò a considerare la pericolosità dei rifiuti tossici delle produzioni dello stabilimento, verificando il forte inquinamento da tetracloruro di carbonio di alcuni pozzi dell’acquedotto pubblico. La Caffaro interruppe la produzione di PCB nel 1984 e quella del cloro nel 1997 insieme all’impiego del mercurio.

Il sito Caffaro è diventato SIN nel 2003, per la contaminazione delle acque superficiali, sotterranee e del suolo da diverse sostanze organiche clorurate persistenti (principalmente PCB, diossine e furani) e alcuni metalli pesanti (soprattutto mercurio e arsenico). Nel settembre 2016 si aprì il bando di gara per il progetto di bonifica del sito industriale Caffaro, poi affidato ad Aecom dopo un lungo contenzioso davanti al Tar e al Consiglio di Stato.

Nel frattempo l’azienda ha continuato la produzione di acido cloridrico, clorito di sodio, clorato di sodio, ipoclorito di sodio e cloruro di calcio, utilizzando cloro proveniente da altri impianti. A febbraio 2021, un’indagine della Procura di Brescia ha rilevato che la Caffaro è tuttora “fonte primaria di inquinamento del suolo, del sottosuolo e della falda acquifera sottostante l’azienda”, disponendo il sequestro dell’impianto. Il sito inquinato non è soltanto circoscritto allo stabilimento: tutto il territorio ha subìto e subisce tuttora un pesante inquinamento, con valori di cromo e mercurio ben al di sopra dei parametri di legge.