Ultimo saluto da parte delle autorità e poi via con la demolizione. La centrale Enel di Porto Tolle sarà demolita per costruire un grande villaggio turistico ecosostenibile da 8mila posti. Sono in corso valutazioni per decidere se andrà abbattuta anche la grande ciminiera, che è la torre in calcestruzzo più alta d’Italia.
Il consolidamento, nei giorni scorsi, della SCIA, l’iter di autorizzazioni iniziato a giugno, segna l’inizio della fase di demolizione della ex centrale. Nella mattinata di mercoledì 26 gennaio, il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli ha accompagnato il Prefetto di Rovigo Clemente Di Nuzzo, il Viceprefetto Vicario Rosa Correale, il Questore Giovanni Battista Scali, il Vicequestore Vicario Domenico Chierico in visita presso la Ex Centrale di Polesine Camerini.
Presenti anche gli ufficiali di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Guardia Costiera, oltre all’Ing. Francesco Mangani di Human Company, responsabile della fase di demolizione del progetto di riqualificazione della zona e Massimo Baraldi responsabile dell’impresa di demolizione Demiced srl.
Negli ultimi sei mesi, in attesa della SCIA, l’ATI che sta operando nel sito su incarico di Figline Agriturismo Spa, holding immobiliare del gruppo Human Company, ha avviato le operazioni di allestimento del cantiere e rimozione di alcuni impianti. Ora il Gruppo è pronto a iniziare i lavori di demolizione e smantellamento delle strutture dell’ex centrale, che richiederanno circa 24 mesi.
Intanto la progettazione della Delta Farm dovrebbe concludersi entro il 2022. Prevede la creazione di un villaggio turistico all’aria aperta, un polo per gli sport acquatici, un centro visite per la valorizzazione delle eccellenze ambientali e paesaggistiche del territorio e un centro per le produzioni tipiche. L’occupazione diretta prevista all’interno del villaggio è di circa 400 addetti, oltre l’indotto.
La centrale Enel
Fino a un paio di decenni fa questa centrale-monumento provvedeva da sola al 10% dell’intera produzione italiana di energia elettrica. Quattro gruppi da 660 megawatt ciascuno hanno lavorato a pieno ritmo per un ventennio, dalla fondazione dell’impianto, nei primi anni Ottanta, all’inizio del nuovo millennio. Il suo simbolo, svettante sul panorama piatto del Delta del Po, era la ciminiera di 250 metri, da cui uscivano nell’atmosfera i gas combusti: la più alta torre in Italia fra quelle costruite in calcestruzzo.
La dismissione ufficiale è del 1° gennaio 2015, ma la centrale non produceva più energia elettrica dal 2009. L’Enel aveva tentato la strada della riconversione dell’impianto a carbone, negata nel 2011 dal ministero per lo Sviluppo economico, d’accordo con la Regione Veneto. Il carbone avrebbe dovuto sostituire l’originaria alimentazione a Orimulsion, un combustibile derivato dal petrolio a base di bitume, con prezzi decisamente competitivi rispetto al carbone stesso. In entrambi i casi si sarebbe trattato di due combustibili fossili che oggi, un decennio più tardi, alla luce degli obiettivi dell’Agenda 2030, non sarebbero sostenibili.
Sulla ciminiera simbolo, intanto, è aperto uno studio: abbatterla o mantenerla? Nel piano iniziale doveva sopravvivere alla riconversione della centrale in polo turistico, come testimone del passaggio tra passato e futuro. Oggi Human Company sta valutando i problemi di manutenzione che potrebbe dare nel tempo e, soprattutto, la sicurezza per gli ospiti del futuro villaggio turistico.
La demolizione
Quel che è certo, invece, è che a giorni inizieranno i lavori di demolizione del corpo di fabbrica della centrale, che richiederanno un paio d’anni. Venti le imprese coinvolte per il colossale decommissioning, per un totale di un centinaio di persone. A guidare l’intervento sanno la Demiced srl del gruppo Ferraro, la Petroltecnica spa e la Casella autogru.
L’operazione costerà 50 milioni di euro. Interessante notare che una parte della somma sarà finanziata dalla vendita del metallo recuperato.
Il cronoprogramma prevede che un gruppo di progettazione specializzato in interventi nel rispetto della sostenibilità ambientale, agisca in parallelo alle demolizioni per accelerare i tempi sulla tabella di marcia, rivisti a causa della pandemia da Covid.
Secondo Mario Raniolo, direttore tecnico di Human Company si tratta di un intervento complesso sia per la fase di decommissioning che per il futuro sviluppo turistico dell’area e costituisce per tutti gli attori una sfida impegnativa e motivante dal punto di vista della restituzione al territorio di aree prestate in altri tempi a soddisfare esigenze della collettività. “Con la dismissione della Centrale Termoelettrica Enel di Polesine Camerini dovremo prestare grande attenzione alle aspettative dell’amministrazione comunale, dell’amministrazione regionale e della stessa Enel, sia in termini di qualità e sostenibilità degli interventi da realizzarsi, che di ricaduta occupazionale per il territorio stesso”.
Il sindaco di Porto Tolle, Roberto Pizzoli sottolinea il momento epocale: “L’ex centrale Enel ha inciso nella vita della nostra comunità in modo fondamentale, portando negli anni occupazione e sviluppo infrastrutturale, sociale ed economico. Ora passiamo da un’impronta industriale a un consolidamento della naturale propensione al turismo di un’area come quella del Delta del Po, sempre più apprezzata dal visitatore, anche di prossimità”.