“Se cercate su Google l’acronimo PNRR, il motore di ricerca vi restituirà quasi sei milioni di voci possibili. Una cacofonia di commenti, consigli, opinioni, articoli ma anche informazioni utili e siti istituzionali dove c’è quello che serve e basta sapere” esordisce così il comunicato del MiTe che presenta la roadmap aggiornata del PNRR: una pagina dedicata e aggiornata per sapere “a che punto siamo” con la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da parte del Ministero.
Il PNRR in sintesi
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è quel pacchetto di investimenti e riforme concordato con l’Unione europea, il Next Generation EU, che per il nostro Paese vale 191,5 miliardi di euro. Molti di questi, come è noto, riguardano l’ambiente, la sostenibilità e, in una sola espressione, la transizione ecologica.
Il PNRR non è solo una risposta alla crisi sanitaria che ha colpito il nostro Paese come il resto del mondo, ma un vero e proprio salto in avanti in termini di investimenti, strategie e riforme.
Le sei Missioni in cui sono ripartiti i 191,5 miliardi di euro del PNRR sono:
- 1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 40,32 miliardi;
- 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica – 59,47 miliardi;
- 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile – 25,40 miliardi;
- 4. Istruzione e ricerca – 30,88 miliardi;
- 5. Inclusione e coesione – 19,81 miliardi;
- 6. Salute – 15,63 miliardi.
La quota economica destinata alle azioni per l’ambiente, la sostenibilità e, in una sola espressione, la transizione ecologica ammonta al 37% di tutte le risorse.
La maggior parte di questi investimenti e riforme sono a carico del Ministero della Transizione ecologica erisiedono prevalentemente nella Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica), ma l’attività riguarderà anche le Missioni 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura) e 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile).
La roadmap on line
Il PNRR ha già un sito dedicato: https://italiadomani.gov.it. Da qualche settimana, però, il sito del Ministero della Transizione Ecologica, ha dedicato una sezione allo stato dell’arte delle Missioni che sta realizzando in seno al PNRR.
Già dalla home page, un banner dà accesso a una vera e propria mappa che consente, passo dopo passo, di conoscere tutte le singole azioni, capitolo per capitolo, dedicato sia a chi si addentra per la prima volta, quindi con un taglio divulgativo, ma che allo stesso tempo consente di accedere a tutta la documentazione tecnica necessaria per quei soggetti, pubblici o privati, che potranno godere in forma diretta degli investimenti del PNRR. Un lavoro che si arricchirà giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, via via che le diverse componenti del Piano saranno messe a terra e saranno rese disponibili.
Per sapere tutto sulle attività del MiTE per il PNRR si può entrare anche direttamente da https://www.mite.gov.it/pagina/pnrr-roadmap e da https://www.mite.gov.it/pagina/pnrr-che-punto-siamo.
Cosa è stato fatto?
E fino ad oggi cos’è stato fatto? Dal sito risulta che il Ministero ha portato a termine i seguenti obiettivi relativi alle Missioni 2 e 3.
Missione 2 (M2) Rivoluzione verde e transizione ecologica
La Missione 2 del PNRR, Rivoluzione verde e transizione ecologica, si prefigge l’obiettivo di colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare varato dall’Unione europea nel marzo del 2020. La Missione si articola in quattro diverse Componenti.
Componente 1 – Agricoltura sostenibile ed economia circolare
L’obiettivo della prima Componente è quello di migliorare la gestione dei rifiuti attraverso il rafforzamento e lo sviluppo di fliere circolari. A questo scopo, gli investimenti previsti sono mirati alla infrastrutturazione e digitalizzazione della raccolta differenziata, alla realizzazione di nuovi impianti per il riciclo e la valorizzazione delle frazioni provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani, allo sviluppo tecnologico di filiere industriali strategiche per il raggiungimento degli obiettivi comunitari di riciclaggio e di decarbonizzazione (carta e cartone, plastiche, tessile, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche).
Viene inoltre sviluppata una filiera agricola/alimentare smart e sostenibile, riducendo l’impatto ambientale in una delle eccellenze italiane, tramite supply chain “verdi”.
In tema di economia circolare sono stati pubblicati gli avvisi pubblici relativi alle due linee di investimento (1.1 e 1.2), una destinata agli Enti di Governo degli Ambiti Territoriali Ottimali (EGATO) operativi e ai Comuni, per un ammontare di 1,5 miliardi di euro; l’altra, da 600 milioni di euro, destinata alle imprese per rafforzare e implementare le filiere industriali strategiche e sopperire alla scarsità di materie prime.
A supporto degli investimenti sono state previste tre riforme.
- L’adozione della Strategia nazionale per l’Economia Circolare (SEC), aggiornamento del documento programmatico approvato nel 2017, ha concluso la fase di consultazione pubblica lo scorso 30 novembre, registrando una grandissima partecipazione degli stakeholder. I contributi ricevuti andranno ad arricchire e integrare il documento posto in consultazione, ai fini dell’approvazione della Strategia entro il 30 giugno 2022.
- Per l’adozione del Programma Nazionale Rifiuti di cui all’art. 198bis del Dlgs 152/2006 è stato inviato alle autorità competenti il rapporto preliminare di Valutazione Ambientale Strategica per il Programma Nazionale Rifiuti ai fini dell’avvio della consultazione pubblica prevista dalla procedura.
- Il supporto tecnico amministrativo alle autorità territoriali (regioni e comuni) per l’attuazione delle misure è stato attivato attraverso il rafforzamento delle progettualità già avviate da Invitalia e Sogesid. In tal senso di particolare rilievo sono le azioni coordinate con il MITE avviate da ANCI, Utilitalia, Confindustria e CONAI per supportare i destinatari delle misure nella concreta attuazione.
L’ investimento 3.1, della componente 1, denominato “Isole Verdi” per 200 milioni di euro, si concentra su aree specifiche e caratterizzate da un elevato potenziale di miglioramento in termini ambientali ed energetici. Il programma coinvolge 19 piccole isole che saranno il “laboratorio” per lo sviluppo di modelli “100 per cento green” e auto-sufficienti. Gli interventi, specifici per ciascuna isola, interesseranno la rete elettrica e le relative infrastrutture per garantire la continuità e la sicurezza delle forniture e facilitare l’integrazione di fonti rinnovabili, ma procederanno procedendo secondo una logica integrata di gestione efficiente delle risorse.
Componente 2 – Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile
La seconda Componente ha come obiettivo quello di contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici di decarbonizzazione attraverso importanti linee di riforme e investimenti, incrementando la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, potenziare e digitalizzare le infrastrutture di rete, promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno, incentivare la crescita di un trasporto locale più sostenibile e sviluppare nel nostro Paese catene di fornitura competitive nelle aree a maggior crescita che consentano di ridurre la dipendenza da importazioni di tecnologie ed anzi di farne motore di occupazione e crescita.
Va in questo senso il lavoro che il Ministero ha avviato, aprendo diversi tavoli di confronto:
- con i sindacati, inaugurato dal Ministro stesso, per massimizzare gli effetti positivi su occupazione e crescita del Piano;
- con le Regioni, alle quali saranno affidate specifiche misure fra le quali le “Comunità energetiche e autoconsumo collettivo” (Investimento 1.2, del valore di 2,2 miliardi di euro) e le “Hydrogen valleys” (Investimento 3.1, del valore di 500 milioni di euro), che sono protagoniste fondamentali di molte riforme, a partire dalle aree idonee per le rinnovabili, e dell’attuazione per colmare i gap territoriali (40% dei fondi destinati al Sud);
- con gli operatori economici, imprese, associazioni di settore come quelle interessate alla produzione di biometano (Investimento1.4, del valore di 1,9 miliardi di euro), per le reti elettriche (4,1 miliardi per il rafforzamento delle smart grid e per la resilienza climatica delle reti stesse) e sull’idrogeno (500 milioni per la produzione in siti dismessi, 2 miliardi per l’uso dell’idrogeno peri settori difficili da decarbonizzare, 160 milioni per ricerca e sviluppo a cui si sommano ulteriori 450 milioni per lo sviluppo di una leadership internazionale).
Per quanto riguarda invece la riforma del quadro normativo e delle semplificazioni per le rinnovabili e, in particolare, per il biometano (M2C2) è stata recepita la direttiva RED2, con il decreto legislativo 199/2021, testo che comprende molte innovazioni per le rinnovabili elettriche e il nuovo quadro normativo per biometano, che sarà poi completato con un decreto attuativo sul regime di sostegno in dirittura d’arrivo. Sul biometano sono previste risorse per 1,9 miliardi di euro (Investimento 1.4).
Componente 3 – Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
La terza Componente si pone l’obiettivo specifico di agire su una filiera particolarmente strategica. Fra le misure che la compongono, oltre alla riduzione dei consumi, da cui consegue l’abbattimento delle emissioni di CO2, è significativo anche il riferimento all’esposizione al rischio sismico del nostro Paese e al miglioramento delle condizioni abitati dei cittadini, alleviando fra le altre cose la povertà energetica.
Molto importante per tutto il comparto è stata, quindi, la proroga per i cosiddetti Superecobonus e Sismabonus per l’efficientamento energetico e sismico per l’edilizia residenziale privata e pubblica. Attraverso l’Investimento 2.1 il MiTE ha infatti stanziato 13,950 miliardi di euro.
Componente 4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica
La quarta Componente si prefigge di mettere in campo le azioni necessarie per rendere il Paese più resiliente agli effetti dei cambiamenti climatici, proteggendo la natura e le biodiversità. Nell’ambito di questa il MiTE ha concluso quattro differenti investimenti.
- Il primo relativo alla tutela e alla valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (Investimento 3.1) per il quale sono disponibili 330 milioni di euro con i quali saranno messi a dimora 6,6 milioni di alberi su una superficie di 6.600 ettari, con l’obiettivo di preservare e valorizzare la biodiversità diffusa, in linea con la strategia europea per la biodiversità, di contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico nelle aree metropolitane e del numero delle procedure di infrazione in materia di qualità dell’aria, di recuperare i paesaggi antropici e migliorare le aree protette presenti nelle immediate vicinanze delle aree metropolitane e arginare il consumo di suolo e ripristinare i suoli utili.
- Altro investimento, del valore di 360 milioni di euro, è quello relativo alla “Rinaturazione dell’area del Po” (Investimento 3.3), che coinvolge gli enti pubblici interessati di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Il progetto si prefigge l’obiettivo di intervenire per il miglioramento dell’ecosistema fluviale, della navigazione, della sicurezza e della qualità della vita per chi vive in quelle zone o le visita come turista attraverso la riqualificazione, la riattivazione e la riapertura di lanche e rami abbandonati, la riduzione dell’artificialità dell’alveo e, in particolare, l’adeguamento dei “pennelli”, la riforestazione diffusa naturalistica e il contenimento di specie vegetali alloctone invasive.
- Il MiTE ha avviato anche l’Investimento 3.4, relativo alla “bonifica dei siti orfani”, per i quali sono previsti dal PNRR 500 milioni di euro. La Direzione generale competente con Decreto del 22 novembre 2021, ha, infatti, approvato l’elenco dei siti orfani da riqualificare e i singoli siti; i correlati interventi da realizzare per la riqualificazione degli stessi saranno definiti nel Piano d’azione, di cui all’articolo 17 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152 (Disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose).
- È stato inoltre approvato, d’intesa con il Dipartimento di Protezione Civile, con Decreto del Ministro del 30 settembre 2021 il piano operativo relativo all’investimento 1.1. della componente per la realizzazione di un “Sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione”. L’obiettivo dell’investimento, da 500 milioni di euro, è quello di sviluppare un sistema di sorveglianza/monitoraggio integrato, a lungo termine, per mettere in atto sia misure preventive (manutenzione programmata del territorio e manutenzione/ammodernamento delle infrastrutture), sia interventi mirati a prevenire l’illecito conferimento di rifiuti, gli incendi e a ottimizzare l’uso delle risorse e la gestione delle emergenze.
Con la firma del protocollo d’intesa con l’Ispra, infine, la Direzione generale MAC ha avviato le fasi di attuazione dell’investimento 3.5, per il ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini che prevede 400 milioni di euro per interventi a favore dell’economia blu sostenibile. L’investimento contempla interventi su vasta scala per invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi del Mediterraneo e favorire il mantenimento e la sostenibilità di attività fondamentali non solo per le zone costiere ma anche per le filiere produttive essenziali come quelle della pesca, del turismo e dell’economia blu sostenibile. Il protocollo d’intesa contribuisce a definire una strategia comune per il raggiungimento degli obiettivi del progetto attraverso la realizzazione di sistemi di osservazione degli ecosistemi marini e marino-costieri, la mappatura delle praterie di Posidonia e degli habitat di interesse comunitario, l’attività di ripristino ecologico dei fondali e degli habitat marini, a cui seguirà l’attuazione delle misure di tutela.
MISSIONE 3 (M3) Infrastrutture per una mobilità sostenibile
La Missione 3 del PNRR, “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, mira a rendere, entro il 2026, il sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile, in grado di rispondere alla sfida della decarbonizzazione indicata dall’Unione Europea con le strategie connesse allo European Green Deal (in particolare la “strategia per la mobilità intelligente e sostenibile”, pubblicata il 9 Dicembre 2020) e di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dall’agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il MiTE si impegna a operare nella seconda componente, “Intermodalità e logistica integrata”, che prevede interventi a supporto dell’ammodernamento e della digitalizzazione del sistema della logistica ed in particolare per l’efficientamento energetico del settore portuale.
A questo proposito, nelle scorse settimane, il MiTE ha pubblicato l’avviso pubblico di manifestazione di interesse per la formulazione di proposte progettuali relativo ai Porti verdi (Green Ports) (Investimento 1.1), che prevede una spesa complessiva di 270 milioni di euro. L’obiettivo è quello di finanziare interventi per l’efficientamento energetico, la riduzione delle emissioni di CO2 e di altre emissioni inquinanti nei porti per promuovere la sostenibilità ambientale delle attività portuali, anche a beneficio delle aree urbane circostanti. Il progetto si basa sui Documenti energetico-ambientali dei sistemi portuali (DEASP) che le Autorità di sistema portuale hanno redatto, secondo le linee guida messe a punto dal MiTE di concerto con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile (MIMS), allo scopo di migliorare l’efficienza energetica e promuovere l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.