Le proposte del Circular Economy Network al Ministero della transizione ecologica
Un’Italia più circolare è possibile. Ma occorrerà pedalare perché ancora oggi, su 4 chili di materiali immessi nella produzione e al consumo, uno è diventato rifiuto (dati 2019). Il Ministero per la Transizione ecologica (MiTE) ha pubblicato lo scorso 30 settembre il documento “Linee programmatiche per l’aggiornamento” della Strategia nazionale per l’economia circolare, che dovrà essere pubblicata entro il prossimo giugno 2022.
Il 30 novembre, si è chiusa la fase di raccolta delle osservazioni da parte degli “addetti ai lavori”. Il Circular Economy Network (CEN) ha pertanto presentato una serie di proposte ad hoc, una “cassetta degli attrezzi” per implementare la circular economy in Italia. Un approccio che comunque permette già oggi di recuperare 125 milioni di tonnellate di materia, tra rifiuti speciali e urbani.
Incentivi fiscali (e non solo)
Il CEN chiede l’IVA agevolata sui prodotti più “circolari”, così come aliquote agevolate per l’uso di materie riciclate e l’acquisto di beni provenienti da riuso.
Si chiede anche di “anticipare le misure proposte dall’UE come il diritto alla riparabilità e il divieto di distruggere beni durevoli invenduti”, come si legge nel testo presentato dal CEN al MiTE.
“Bene che la legge delega sul fisco preveda interventi sull’IVA – dichiara Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network – e le imposte dirette sui prodotti e sui consumi energetici, in coerenza con gli obiettivi di transizione energetica. Ma non c’è nulla, in questa norma, sulla circular economy che è invece un pilastro fondamentale del green deal europeo. La legge deve puntare anche a promuovere il riciclo, l’uso efficiente delle risorse e l’utilizzo di materie prime seconde”.
Si propone inoltre di rafforzare gli strumenti di politica industriale, a partire da Transizione 4.0, per promuovere la simbiosi industriale e la circolarità nelle filiere produttive nazionali.
Un passaporto per la circolarità
Il CEN propone poi di munire i devices elettronici, insieme ad altri prodotti, di un passaporto elettronico nel quale sia indicato anche come e dove vengono estratte le materie prime “critiche” inserite nel device stesso. I loro giacimenti in Europa risultano scarsi o inesistenti: di qui l’idea di spiegare chiaramente ai consumatori in che luoghi e con quali modalità vengono estratti questi materiali che si trovano in smartphone, computer etc.
Sempre a proposito di digitalizzazione, il CEN chiede che siano valutati gli impatti del commercio on line e che sia introdotto un marchio di qualità ecologica dei software.
Sul fronte dei consumi e dei prodotti
Quanto alle singole merci e a proposito di ecodesign, il CEN esorta a portare la garanzia sui prodotti almeno a cinque anni: una misura concreta, capace di stimolare i produttori a immettere nel mercato prodotti con maggiore durabilità e migliori prestazioni ambientali. Per realizzare quest’obiettivo, il CEN punta a una proposta di legge entro la fine del 2022.
Inoltre, il Circular Economy Network chiede di definire gli obiettivi da raggiungere per quanto riguarda il tasso di circolarità e la produttività delle risorse, nonché di porre nuovi obiettivi di riciclo minimi anche per settori come il tessile e i mobili e per i componenti delle auto fuori uso come il vetro e gli elementi di plastica delle vetture.
Infine, una nota rispetto al metodo di lavoro e di confronto tra le parti: “Ancora non è chiaro il processo che porterà alla stesura della strategia – conclude Ronchi – ma riteniamo fondamentale che lo si faccia con un approccio il più possibile partecipativo, nel quale, come aziende e società civile, vogliamo essere coinvolti”.
Qui la scheda completa con le osservazioni e proposte del CEN.