Nella seduta del 4 novembre il Consiglio dei Ministri ha licenziato in via definitiva lo schema di decreto che recepisce la Direttiva Energie Rinnovabili 2018/2001/Ue (RED II) sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. Dopo la firma di Mattarella si attende la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Redatto in coerenza con il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) il decreto ha l’obiettivo di “accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili … con un approccio che mira al contenimento del consumo di suolo e dell’impatto paesaggistico e ambientale, comprese le esigenze di qualità dell’aria”.
Nel dettaglio: “L’Italia intende conseguire un obiettivo minimo del 30% come quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo. L’Italia intende inoltre adeguare il predetto obiettivo percentuale per tener conto delle previsioni di cui al regolamento (UE) n. 2021/1119, volte a stabilire un obiettivo vincolante, per l’Unione europea, di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 percento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030”.
Un testo ampio che passa in rassegna temi come i regimi di sostegno per la produzione elettrica verde, la promozione delle rinnovabili termiche, la produzione di biometano e idrogeno, l’autoconsumo e i nuovi obblighi per edilizia e trasporti.
Ecco i punti salienti della bozza approvata dal CdM:
- Sostegno per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili
- Tre aste al ribasso l’anno per l’assegnazione di nuova capacità produttiva agli impianti superiori a 1 MW e richiesta diretta per impianti di piccola taglia pari o inferiori a 1 MW.
- Incentivi tramite bandi per gli impianti di piccola taglia o con costi di mercato elevati.
- Sostegno per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili, il biometano e lo sviluppo tecnologico e industriale.
- Ripresa delle installazione di impianti fotovoltaici, con particolare attenzione e agevolazioni per i piccoli impianti non collegati alla rete e le piccole centrali gestite dalle “comunità energetiche”: cittadini che si uniscono per condividere l’energia rinnovabile prodotta.
- Sviluppo di centrali eoliche in mare, in particolare impianti galleggianti e non ancorati al fondo che consentono di stare più lontano dalle coste, in punti dove il vento è più forte.
- Semplificazione delle autorizzazioni con l’intento di agevolare l’iter di accesso e fornire maggiori certezze agli operatori del settore, attraverso programmazioni quinquennali.
Con queste nuove regole, si punta a raggiungere i 120 gigawatt di potenza installata entro il 2030, a fronte di obiettivi Ue che parlano di almeno 95 gigawatt.
Sull’approvazione della direttiva si è immediatamente e favorevolmente espresso il CIB-Consorzio Italiano Biogas.