L’ultima immagine della nave Sigma è quella di una luce che si muove trainata da due rimorchiatori per poi allontanarsi rapidamente dalla costa e diventare sempre più debole per poi sparire, pochi minuti dopo, in una notte fredda.
È finita così, poco prima della mezzanotte di domenica, l’odissea del cargo battente bandiera liberiana che venerdì si era arenato sugli scogli tra la Rotonda di Ardenza e la spiaggia dei Tre Ponti a causa della forte mareggiata di Libeccio prima e Ponente poi che si è abbattuta sulla costa livornese. «Siamo soddisfatti – spiegano dalla Capitaneria di porto mentre il mercantile è sparisce nel buio – perché siamo riusciti a concludere l’operazione di disincaglio prima dell’arrivo dell’allerta meteo. Adesso in ogni caso c’è ancora da portare a termine il rimorchio della nave che sarà portata nel porto di Livorno per verificare le condizioni dello scafo e le eventuali riparazioni. La soddisfazione – proseguono si legge nelle facce di tutte le persone che hanno lavorato per rivedere la costa come era tre giorni fa».
Dopo il fallimento di sabato quando il cavo che avrebbe dovuto agganciare il rimorchiatore alla nave si è rotto, a cominciare dalle prime ore dell’altro ieri mattina capitaneria di porto, vigili del fuoco e la società Neri hanno messo a punto il piano B. Il cavo galleggiante è stato sostituito da un cavo d’acciaio lungo seicento metri. «Il problema di questa operazione – spiegavano gli addetti nel primo pomeriggio – è che questo tipo di cavo va a fondo, dunque per evitare che si incagli servono tre boe a distanza di circa duecento metri l’una dall’altra alle quali il cavo viene fissato prima di andare in tensione».
Il passaggio successivo dell’operazione Sigma è stato quello di svuotare la nave dall’acqua che il giorno precedente era stata inserita nello scafo della nave per dargli maggiore stabilità ed evitare che si potesse spostare. Sono servite oltre tre ore per ultimare l’operazione di svuotamento che è stato eseguito contemporaneamente all’innalzamento della marea. «Il livello massimo – spiegavano dalla Capitaneria quando il sole era già tramontato – è previsto tra le 22,30 e 23,30». Proprio in questo lasso di tempo è iniziata anche la terza parte del piano, quella che prevedeva il recupero dell’ancora della nave.
Oltre ai problemi logistici dovuti al fondale, l’ultimo ostacolo che team di soccorso ha dovuto superare è stato quello di disincagliare l’ancora del cargo rimasta incastrata a circa otto metri di profondità. In un primo momento era stata anche ventilata l’ipotesi di tagliare il cavo con il pericolo di mettere a serio rischio l’incolumità della nave e dell’equipaggio nel caso qualcosa fosse andato storto. Ecco perché intorno alle 23,15 quando è stato attivato il verricello e l’ancora del cargo si è staccata dal fondale tutti hanno capito che il successo dell’operazione era a un passo.
Un altro dei timori legato all’esito del recupero del mercantile, era quello che non ci fossero danni all’ambiente dovuti alla perdita di idrocarburi. La prima buona notizia è arrivata a tarda sera con i risultati dei campionamenti effettuati dal laboratorio mobile della Guardia costiera che non ha evidenziato nelle acque intorno alla nave la presenza di sostanze inquinanti. La seconda conferma, invece, l’ha data la Capitaneria di porto che pochi minuti dopo il disincaglio del cargo ha spiegato che «lo scafo era integro non c’è stata alcuna perdita di idrocarburi in acqua».
Liberata la costa livornese da un ospite invadente tanto quanto i suoi 128 metri di lunghezza, adesso sarà l’inchiesta della Procura a dover far luce sulle responsabilità del naufragio. Proprio per questo il mercantile resterà sotto sequestro fino al termine degli accertamenti.