È partita lunedì 23 agosto la campagna di incentivi alla sostituzione dei vecchi televisori con modelli compatibili con il nuovo digitale terrestre. La transizione, posticipata dal 1° settembre al 15 ottobre 2021, produrrà una certa mole di rifiuti Raee da raccogliere e da smaltire. Ma la stima sulle reali quantità rimane ancora incerta.
Materia Rinnovabile ha chiesto un parere a Giorgio Arienti, General Manager di Erion, il multi-consorzio per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici. “Per ora non si sa ancora con certezza quanti consumatori cambieranno il televisore o attaccheranno semplicemente un nuovo decoder – spiega Arienti – Questo dipenderà anche dalla cifra stanziata per il bonus rottamazione”.
Il MISE per ora ha messo a disposizione 250 milioni di euro: con questa cifra solo 2,5 milioni di consumatori potrebbero accedere al bonus. Ma nella prossima manovra potrebbero arrivare altre risorse e il Mise frena sui numeri: al momento non è possibile una stima precisa dei televisori da sostituire, pertanto sono “destituite di fondamento le percentuali di chi potrà usufruire del bonus”.
Secondo i dati forniti dalla Fondazione Ugo Bordoni, come riporta il Corriere della sera, sarebbero tra i 9 e i 10,2 milioni le famiglie (per un totale di 15 milioni di tv) che avranno la necessità di cambiare la televisione. Ipotizzando un peso medio dell’apparecchiatura di 15 Kg, in 12 mesi equivalgono a 110mila tonnellate di rifiuti.
Una quantità di rifiuti che Arienti reputa gestibile, se consideriamo che l’anno scorso ne sono state smaltite 60mila dal sistema RAEE. “È un bel passaggio ma stiamo parlando di un +60%, non di un triplo salto mortale. Non ci vedo grandi criticità perché il sistema Raee è un sistema ben oliato. Non farà altro che aumentare la frequenza dei ritiri dai centri di raccolta privati e dalle isole ecologiche”.
Il Centro di coordinamento Raee, che garantisce su tutto il territorio nazionale una corretta gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, ha appena pubblicato il Rapporto gestione Raee 2020 da cui emerge che gli impianti italiani lo scorso anno hanno avviato a trattamento 478.817 tonnellate di rifiuti elettrici, in crescita del 3,20% sul 2019. Nonostante questo aumento, il tasso di raccolta sull’immesso continua a calare (al 36,8% rispetto al 39,53% del 2019), allontanandosi dagli obiettivi europei (65%).
“Oggi non c’è una capillare diffusione di impianti di trattamento Raee – sottolinea Giorgio Arienti – perché gli imprenditori che vogliono investire in questi centri si scontrano con il fatto che il flusso di Raee da gestire è fortemente instabile”. In Italia il flusso di questi rifiuti è molto basso perché i soggetti che fanno la raccolta (enti locali, negozianti) non sono obbligati dalla legge a darli ai consorzi. Possono venderli al miglior offerente, basta che abbia un’autorizzazione, ottenuta spesso in modo poco trasparente, per la gestione Raee.
“In un momento in cui il valore delle materie prime secondo è molto alto – spiega Arienti – questi operatori poco affidabili intercettano questi rifiuti solamente per logiche di profitto senza smaltirli correttamente. Il mercato nero rischia di provocare grossi danni all’ambiente visto che smontando questi apparecchi si liberano sostanze nocive”.
Il centro di coordinamento Raee ha chiesto al governo un supporto per ampliare e ammodernare i Centri di Raccolta che per ora sono finanziati e gestiti solo da privati: “Il PNRR può essere una svolta per la filiera dei Raee – aggiunge Arienti -. Abbiamo suggerito al Ministero della Transizione Ecologica alcune idee con l’obiettivo di avere impianti più qualificati e diffusi”.
Ma come avvengono la rottamazione e il recupero delle nostre tv?
Ci sono due tipi di televisori che i centri di raccolta gestiscono: quelli a tubo catodico e quelli Led. Esistono ancora tanti televisori a tubo catodico che presentano alcune difficoltà nello smaltimento. Sono pesanti, si rompono facilmente, richiedono cautela nella movimentazione e necessitano di un trattamento attento per via delle polveri fluorescenti presenti al loro interno. “Il processo è consolidato – aggiunge Arienti – pensavamo tutti che non ce ne fossero più in giro, ma continuano ad arrivarne”. La tipologia Led è invece moderna, facilmente smontabile. Se riutilizzare componenti interni di vecchi apparecchi è quasi impossibile per via della velocità nell’evoluzione tecnologica del prodotto, alcuni esperimenti di upcycling, invece, sono in corso per i prodotti resi dal consumatore in caso di danni da trasporto o malfunzionamenti.
I televisori di categoria R3 dei Raee arrivano negli stabilimenti delle società specializzate nel riciclo del Raee direttamente dalle discariche o dai centri di recupero autorizzati, in contenitori specifici stoccati nell’area produttiva, in zone autorizzare. Gli apparecchi vengono quindi smontati manualmente separando le parti plastiche dalla componentistica elettronica interna.
Il residuo del televisore viene vagliato da un apposito impianto di selezione dei materiali, che li restituisce divisi in metalli, plastiche e vetro. Queste nuove materie prime seconde, in percentuali molto elevate e pure, potranno essere riutilizzate nella produzione di nuovi beni di consumo.
Una raccomandazione viene, attraverso Sky TG24, da Italo Soncini, managing director Alvarez & Marsal e presidente esecutivo di Arva, società abruzzese specializzata nel recupero Raee: “I produttori di apparecchi elettronici che beneficeranno in modo unico del Decreto Rottamazione dovranno, attraverso i consorzi fra gli stessi produttori che oggi gestiscono parte dello smaltimento Raee, concretamente e adeguatamente sostenere lo smaltimento dei televisori pagando quanto necessario a realizzare un processo di recupero in linea con i principi dell’economia circolare. Fino a oggi ciò non è accaduto”.