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Inceneritore A2a: stop al triplicamento, prima la bonifica di acque e terreno

A2A-corteolona
(fonte immagine: A2A)

Stop al triplicamento dell’inceneritore A2a di Corteolona: acque e terreno di falda sono inquinati e non si può procedere con iter semplificato. Arpa e Provincia impongono la procedura ordinaria che prevede un’unica attività di risanamento.

Le vicende legate all’ampliamento dell’impianto pavese si susseguono a colpi di autorizzazioni, ricorsi, stop e riprese dal 2017. L’ultimo capitolo ha per oggetto la bonifica della falda dove è stato individuato inquinamento da solventi clorurati, e di una porzione di terreno, dove sono presenti contaminanti come diossine, furani, mercurio e bario.

Come si legge su La Provincia Pavese, A2a aveva chiesto di scorporare le due bonifiche (acque e terreni), adottando una procedura semplificata che avrebbe consentito di procedere con ulteriori attività di caratterizzazione del sito, avviare la bonifica per scongiurare un aggravamento e dare il via all’iter di ampliamento del termovalorizzatore.

La richiesta ha ricevuto parere contrario da Arpa e Provincia, nel timore che la contaminazione possa estendersi anche sotto l’argine di contenimento della discarica. «La stessa società – si legge nella relazione di Arpa – conferma che i due procedimenti, terreni e acque, siano collegati, in quanto si ipotizza che l’origine di contaminazione della falda dipenda dai rifiuti interrati ora rimossi. E proprio il posizionamento della sorgente di contaminazione, a ridosso della discarica, rende difficile la completa rimozione degli inquinanti». Secondo la Provincia la procedura semplificata non consentirebbe di raggiungere l’obiettivo della bonifica e ricorda come «ancora non è stata condivisa la sorgente di contaminazione di solventi clorurati individuati nella falda».

A2a fa sapere che «sono già state eseguite numerose indagini e sono stati avviati, in accordo con gli enti, i nuovi lavori, escludendo la procedura semplificata».

La sintesi del problema nelle dichiarazioni del sindaco di Santa Cristina, Elio Grossi: «Le contaminazioni, accertate nel 2012 da Arpa, sono state comunicate solo nel 2017. Nel frattempo era stato autorizzato il triplicamento: nel 2013 l’ok dalla Regione e, nel 2017, dalla Provincia. Il comportamento nei confronti del territorio e della popolazione è stato inaccettabile. Il piano di caratterizzazione andava chiesto nel 2012 e invece è stato reso evidente solo dopo le autorizzazioni».