Una media di 300mila tonnellate di rifiuti, che si calcola si raggiungerà entro la fine del 2020: è questa la stima dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) relativa alla produzione e smaltimento dei DPI, i dispositivi di protezione come guanti e mascherine.
Ormai non è più strano trovare, abbandonati per strada nelle vie cittadine, mascherine e guanti usati. Questo è il primo risultato tangibile di un problema collegato allo smaltimento di questi dispositivi di protezione individuale. La potenziale “bomba” ecologica era già stata annunciata qualche mese fa, quando si stimava che sarebbero servite, in Italia, 90 milioni di mascherine al mese. Recentemente, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) si è occupato di aggiornare le indicazioni per il corretto conferimento dei rifiuti COVID-19. Le indicazioni continuano a prevedere, in caso di positività al virus o in caso di quarantena, l’interruzione della raccolta differenziata e il conferimento di tutti i rifiuti nell’indifferenziato. Inoltre, l’ISS consiglia l’utilizzo del sistema del “doppio sacchetto”, per prevenire rotture accidentali dei contenitori.
Le indicazioni ISPRA su come smaltire i DPI, mascherine e guanti
A tal proposito anche l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha pubblicato le indicazioni per la classificazione e la corretta gestione, smaltimento compreso, dei rifiuti DPI usati (mascherine e guanti). Nel rapporto le indicazioni variano in base al tipo di utenza che produce i rifiuti (utenze domestiche con/senza persone malate o in quarantena, utenze produttive e strutture sanitarie). Le stime della produzione totale di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine e guanti, fino alla fine del 2020 e basata sul calcolo del peso della singola mascherina e della frequenza di utilizzo, sarebbe da capogiro. Il rapporto stima una quantità compresa tra le 160.000 e le 440.000 tonnellate di rifiuti di questo tipo che verranno prodotti entro la fine dell’anno.
COVID-19, rifiuti e applicabilità
Le indicazioni lasciano qualche dubbio per quanto riguarda l’applicabilità, soprattutto se una delle conseguenze è l’aumento esponenziale di produzione di rifiuti indifferenziati, come sottolinea Il Sole 24 Ore. Il problema si era già manifestato durante i mesi più “caldi” dell’emergenza sanitaria.
Adesso, anche se i contagi sono diminuiti, ma c’è comunque bisogno di continuare a usare i dispositivi di protezione e le disposizioni di distanziamento sociale per prevenire una nuova recrudescenza del contagio, non sembra avere prospettive di miglioramento.
Alle indicazioni nazionali relative allo smaltimento, fa notare la testata, si sommano anche leggi regionali (nel caso di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Calabria) che hanno fornito ulteriori indicazioni sulla gestione di rifiuti DPI provenienti da attività economica. Anche questo caso, i DPI sono destinati ai rifiuti urbani e quindi vanno conferiti nella porzione di indifferenziato.
Questo costituisce un ulteriore appesantimento dei sistemi di raccolta locali, che per il momento continuano a resistere e a garantire la raccolta a livello nazionale. I sistemi, però, potrebbero nell’immediato futuro cominciare a sentire il peso della situazione.